Confinamento e ritiro per tutti, tamponi, sanificazioni, alberghi esclusivi, voli charter e quarantena totale in caso di positivi. Per la Serie B il protocollo indicato per la A...
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Anche se tutti i presidenti sono per la ripartenza, il fatto che il torneo possa anche concludersi resta un salto nel buio proprio a causa dei vincoli di un protocollo che la stessa Lega cadetta auspica possa essere meno «draconiano» rispetto a quello della A: «Siamo in situazione di incertezza totale, che è la peggio di tutte - annuisce Gozzi - Le società di B hanno bisogno di regole certe, chiare, che garantiscano la salute non solo dei giocatori ma di tutti i lavoratori coinvolti della squadra. Ci sarebbe piaciuto ricominciare con una chiarezza di visione di quello che succederà dopo». Perplessità anche sui costi di applicazione dei protocolli: «Tenuto conto delle difficoltà il presidente Balata ha tenuto la barra dritta e ha cercato formule di governance condivise. Ma se applicassimo il protocollo della Serie A anche in B - prosegue Gozzi - abbiamo stimato che costerebbe 500 mila euro a società, con un extra per tutto il sistema B tra gli 8 e 10 milioni. Non è sostenibile un sistema di questo tipo. Bisogna trovare una sostenibilità anche per il calcio di B altrimenti non si andrà avanti».
E se pure si ripartisse «con un giocatore positivo ai test finisce tutto - conclude il numero uno del club ligure, decimo in classifica ed estraneo a qualsiasi interesse di promozione o salvezza - Non si può dare sconfitta a tavolino perché tutta la squadra va in quarantena e non può giocare: si rischiano di perdere 4 partite a tavolino, un danno enorme e ingiusto». A chiedere regole certe anche il presidente del Pordenone Mauro Lovisa: «Non è possibile - rileva - che quotidianamente le autorità pongano ostacoli sulla via della ripartenza.
Il Messaggero