In Europa si gioca in Bielorussia, nel continente americano il calcio non si è fermato in Nicaragua. Con un distinguo importante: si va in campo, per decisione del governo...
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A fine partita niente doccia, ognuno la deve fare a casa propria, ma per Laureiro e i suoi compagni questo non è stato un problema: «l'unica cosa che mi sono tolto allo stadio sono state le scarpe da gioco,ma non sono nemmeno entrato negli spogliatoi. Poi a casa ho fatto lavare tutta la mia roba». Paura durante la partita? «Nessuna, perché non puoi farti condizionare». Al momento dei gol però l'emozione ha avuto il sopravvento: «le reti le abbiamo festeggiate come sempre, ci siamo abbracciati. Sul momento non pensi a certe cose». Anche perché in Nicaragua la vita continua quasi normale: «qui ci sono sette milioni di abitanti e finora i casi di coronavirus sono stati solo due - racconta l'attaccante del Cacique -. C'è gente che per strada usa la mascherina, tutti mantengono la distanza di un metro ma per il resto le cose scorrono in modo quasi normale, Quanto al calcio, la decisione di farlo continuare è stata presa dal governo dopo una riunione con il ministero della Salute, il quale ha assicurato che c'erano le condizioni per continuare. Noi dobbiamo fidarci, e rispettiamo le loro indicazioni, anche se giocare con la mascherina, credetemi, è davvero complicato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero