Garantire supporto agli atleti e ai tecnici anche in periodo di quarantena, sostenere le società per il futuro a breve termine e lavorare con le altre federazioni e con le...
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Presidente, come ha affrontato questo periodo di emergenza la sua federazione?
«Partiamo dall'assunto che quello che è successo era inimmaginabile. E anche se sembra che il peggio stia cominciando a passare, noi ci siamo strutturati per affrontare al meglio questa situazione. In primis per garantire un corretto allenamento non solo agli atleti di vertice ma anche ad allievi e cadetti con appuntamenti quotidiani con i tecnici. E intorno agli atleti abbiamo costruito una filiera che coinvolge anche l'area tecnica con incontri di formazione per gli allenatori ma anche per i dirigenti».
I problemi per lo sport, tuttavia, non sono solo di tenuta fisica in questo momento...
«Purtroppo no. La Fick ha studiato una serie di manovre economiche importanti per tenere in piedi il nostro sistema. Dobbiamo immaginare che alla riapertura si abbia del carburante nel motore per ripartire e questo carburante – quest'anno - non arriverà dai corsi estivi che per le società sono una fonte di sostentamento enorme. Per questo abbiamo previsto un investimento massiccio di circa 180 mila euro come contributo per l’acquisto dei pagaiergometri da parte delle società. Abbiamo dimezzato del 50% le quote di iscrizione alle gare che verranno. E non si pagheranno né le quote di affiliazione né quelle di tesseramento. Così andremo a coprire per circa 250-300 mila euro. Ai comitati regionali confermiamo i 160 mila euro per riservarli alle attività regionali».
Una manovra importante che, però, da sola non basta. Per questo con altre 9 federazioni avete scritto al governo...
«Certo. Abbiamo chiesto di poter utilizzare i soldi destinati all'attività internazionale per quella di base. Le Olimpiadi sono state rinviate e le squadre nazionali non possono nemmeno allenarsi. Una parte di questi fondi li abbiamo destinati a ottobre, novembre e dicembre, sperando che nel frattempo si sia ripartiti. E una seconda parte è stata destinata alla base. E poi vogliamo utilizzare il 5% per lo Sport di tutti (l'agevolazione per le famiglie disagiate per non pagare la quota ai club) per le attività giovanili».
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Infastidito dal dibattito monopolizzato dal calcio?
«No, infastidito no. La Serie A è un'azienda e come tale va trattata. Il mio budget di 5 milioni di euro è lo stipendio di un calciatore di serie A. Però dico che se si decide di ripartire bisogna farlo insieme e le uniche due istituzioni che in questo momento sono deputate a prendere decisioni condivise sono il Coni e il ministero dello Sport».
Meglio studiare la ripartenza senza fretta, dunque?
«Noi l'8 aprile abbiamo fermato tutte le attività e da allora cerchiamo di capire cosa accadrà. Nel frattempo, proprio in questi giorni, abbiamo preparato già un protocollo per l'utilizzo delle sedi, per permettere agli atleti di ricominciare non appena ci sarà il via libera del governo».
Altre federazione, come la Fit, hanno fatto ricorso alla cassa integrazione. Condivide la mossa?
«Non voglio entrare nel merito di una questione che non mi compete. Ma, come ho detto per il calcio, dico solo che dovremmo avere una voce unica e un modello di comportamento unico. Quando i presidenti fanno delle iniziative sarebbe bene condividere con Coni e Sport e Salute, anche considerando che adesso abbiamo un ministero di riferimento e non è il caso di fare scatti in avanti».
Tra le altre “novità” di questo periodo c'è stato anche lo spostamento dei Mondiali di canoa polo, che si sarebbero dovuti tenere a settembre a Roma, ad aprile, sempre al laghetto dell'Eur.
«Un evento a cui teniamo molto. A Roma arriveranno una cinquantina di nazioni con circa mille atleti. Con la cornice del lago dell'Eur che è una cartolina bellissima per la promozione del nostro sport». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero