Coronavirus, Cannavaro e i ragazzi del 2006 danno vita ad una raccolta fondi

Coronavirus, Cannavaro e i ragazzi del 2006 danno vita ad una raccolta fondi
«Noi campioni del Mondo 2006 abbiamo iniziato una raccolta fondi per la Croce Rossa Italiana e il potenziamento delle strutture regionali con l'acquisto di kit, mezzi e...

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«Noi campioni del Mondo 2006 abbiamo iniziato una raccolta fondi per la Croce Rossa Italiana e il potenziamento delle strutture regionali con l'acquisto di kit, mezzi e materiale necessario per affrontare coronavirus». Così Fabio Cannavaro, capitano della nazionale mondiale del 2006 ha lanciato la raccolta fondi (www.gofundme.com /italiawc2006) decisa dai giocatori che vinsero il Mondiale con Lippi.


«Le strutture sanitarie - ha detto a radio Kiss Kiss Napoli - sono sovraffollate e c'è mancanza di mascherine, occhiali, tute, respiratori. Per questo ne abbiamo parlato tra noi e abbiamo scelto una piattaforma dove si può donare, ci sembrava giusto dare questo nostro apporto e spero che la gente ci segua in questo obiettivo». Cannavaro è tornato ora in Cina dove allena il Guangzhou, ma è in quarantena precauzionale.

«Ormai - ha detto - sono tre mesi che convivo con il coronavirus e so che è fondamentale rispettare le regole. Ero stato due settimane a Dubai, sono tornato in Cina quando era appena scoppiato il virus. In giro ad ogni negozio, casello autostradale, condominio, misuravano la febbre, tutti giravano con le mascherine perché ne avevano. Dopo due mesi ora hanno il controllo del virus, ma non una cura, come tutti. Bisogna ora vedere come si sviluppa il virus andando verso l'estate, se perde forza, altrimenti i tempi saranno lunghi e la gente deve capire che in dieci giorni non si risolve. Mi sento con i miei figli e genitori che sono a Napoli e dico loro di non incontrare nessuno. Io vivendo in Cina ho visto la forza del virus, e so che si rischia che in Italia le strutture non reggano e le persone muoiano a casa. Il calcio? È giusto allenarsi con le precauzioni dopo i tamponi e la quarantena».
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Il Messaggero