Il Coronavirus cancella Wimbledon: ecco perché lo Slam sull'erba non sarà recuperato

L'ora X scocca di 1° aprile. E per quanto possa sembrare il tradizionale scherzo dell'inizio del mese, la notizia ha poco a che fare con il tradizionale umorismo...

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L'ora X scocca di 1° aprile. E per quanto possa sembrare il tradizionale scherzo dell'inizio del mese, la notizia ha poco a che fare con il tradizionale umorismo british. Wimbledon, lo Slam degli Slam, in agenda dal 29 giugno al 12 luglio, non si giocherà. Il torneo sull'erba cade tra decine di altri eventi sportivi più o meno nobili sotto i colpi del coronavirus, del contagio e della necessità di evitarlo. E così i Championships inglesi quest'anno, per la prima volta dal 1946, non si disputeranno. E' anche la prima volta che il torneo viene cancellato per un evento che non sia una guerra: i campi dell'All England Lawn Tennis club sono rmasti chiusi solo tra il 1915 e il 1918 e, successivamente, tra il 1940 e il 1945.


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L'ufficialità è attesa a ore, dopo che il board del torneo si sarà riunito come annunciato in un comunicato della scorsa settimana. Ma la decisione è stata anticipata lunedì a Dirk Hordorff, vicepresidente della Federtennis tedesca fortemente interssato dall'argomento. Sì, perché dopo il primo stop imposto dall'Atp fino al 7 giugno, il grande tennis sarebbe dovuto ripartire il giorno dopo da Stoccarda, per inaugurare con i tornei sull'erba la rinascita dello sport e del tennis. Che non ci sarà, almeno per il momento. Hordorff ha annunciato che lo stop proseguirà e che, dunque, anche la stagione sul verde salterà. Wimbledon compreso. Perché allora non ipotizzare un slittamento almeno dello Slam, con buona pace di Stoccarda, di Halle, del Queen's e di tutti gli altri appuntamenti sull'erba? In fin dei conti ci sarebbe anche una finestra estiva liberata dal rinvio al 2021 delle Olimpiadi... Obiezione sensata se non fosse che quando c'è di mezzo una superficie delicata con i prati inglesi il discorso si fa un po' più complesso. Ad agosto fa troppo caldo e sole più corsa dei giocatori praticamente renderebbero i campi una specie di sterpaglia. Al contrario, spostare il torneo a settembre, ottobre o ancora più tardi, significherebbe scontrarsi con l'umidità che renderebbe l'erba ingiocabile e, ancora più, con la pioggia di Londra che dopo l'estate è quasi ospite fissa. Non gradita, ma fissa. Il complesso che ospita il torneo ha sì due campi coperti ma sono decisamente troppo pochi per gestire le due settimane di un Slam, con uomini e donne in campo contemporaneamente. E dunque non resta che rassegnarsi: arrivederci Wimbledon, e buon riposo. Che il 2021 possa riservare emozioni raddoppiate.  

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Il Messaggero