Atalanta, dall'incubo Coronavirus ai quarti Champions

Atalanta, dall'incubo Coronavirus ai quarti Champions
Il calcio italiano ha già trovato il suo vaccino al Coronavirus e si chiama Atalanta. Almeno per una notte la squadra di Gasperini ha fatto tornare Bergamo, alle prese con...

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Il calcio italiano ha già trovato il suo vaccino al Coronavirus e si chiama Atalanta. Almeno per una notte la squadra di Gasperini ha fatto tornare Bergamo, alle prese con un numero importante di contagiati del virus, soltanto la città della Dea, la casa di una formazione storica che sta stupendo l'Europa con il suo calcio sopraffino. Josip Ilicic ha riaperto le frontiere che la sua Slovenia ha chiuso al confine col nostro paese con quattro-gol-quattro, un record in fatto di reti segnate in trasferta in Champions da un giocatore. Roba riuscita solo a Shevchenko tanto per chiarire di cosa stiamo parlando.

E l'Atalanta andando a vincere anche a Valencia per 4-3, riempiendo di grida di gioia un Mestalla desertificato dalla paura del virus che impone anche lì le porte chiuse (almeno finché resisteranno e continueranno a giocare...), scrive il suo nome nella storia del calcio: è la prima formazione all'esordio in Coppa Campioni ad approdare ai quarti di finale, che significa essere fra le prime otto squadre del Continente. Sarebbe stato assurdo pensarlo a ottobre, dopo le prime tre disastrose sconfitte: 0-4 a Zagabria; 1-2 a San Siro con lo Shakhtar; 1-5 a Manchester contro il City. Arrivederci e grazie, ci sentimmo di pensare e di dire. E invece no.

La favola, però, è ricavata nell'incubo Covid-19. Le grida di gioia dei gol interrompono le lacrime per i lutti dovuti all'epidemia. L'euforia fa a cazzotti con la depressione del corpifuoco dell'Italia zona rossa. Ma l'Atalanta c'è anche con la testa. Pronto il tweet subito dopo l'impresa di Valencia: cari tifosi non violate la consegna del restare a casa, non venite in aeroporto a festeggiarci. Troveremo il modi di farlo, quando si potrà. «Sto ricevendo messaggi da tutta Bergamo e dal mondo calcistico - ha dichiarato l'ad Luca Percassi -, sappiamo che valore ha il calcio in questi momenti così difficili come quelli che stiamo affrontando, con la consapevolezza che  è un male che verrà sconfitto se tutti noi ci adoperiamo con comportamenti adeguati». Tifosi che a loro volta si sono dimostrati all'altezza dei loro beniamini, donando all'ospedale di Bergamo i rimborsi della trasferta di Valencia. Tanto di cappello a un club di provincia che oggi sembra grande come Los Angeles. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero