«Mondiali? Prima vinco a Wengen». Paris punta sulla classica dello sci: «È l'unica che mi manca»

«Mondiali? Prima vinco a Wengen». Paris punta sulla classica dello sci: «È l'unica che mi manca»
Per chi abita in Val d'Ultimo trovarsi in prima posizione potrebbe sembrare paradossale. Sarà forse per questo che Dominik Paris continua solo a sfiorare il successo. In...

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Per chi abita in Val d'Ultimo trovarsi in prima posizione potrebbe sembrare paradossale. Sarà forse per questo che Dominik Paris continua solo a sfiorare il successo. In sette gare il venticinquenne altoatesino è stato una volta secondo, tre volte terzo, due quarto e una quinto.


Dominik, cosa le manca per vincere?

«Un pizzico di fortuna. In gara si è sempre al limite e basta una sbavatura per dire addio alla vittoria».

A Santa Caterina dove ha perso i 21/100 di secondo fatali?

«Nella diagonale finale dove non sono stato veloce. La Deborah Compagnoni è una pista difficile, ma non è paragonabile con quella di Bormio».

È sorpreso di questo suo inizio di stagione?

«Non tanto. In estate ho lavorato bene, sono migliorato molto dal punto di vista muscolare».

E si è scoperto anche supergigantista.

«Sapevo che partendo con un buon pettorale potevo fare bene. In superG devi inventarti la velocità, se non sei convinto dei tuoi mezzi non vai da nessuna parte».

Qual è il suo segreto?

«Nessuno. Sono in ottima forma e mi viene tutto semplice. Sono sicuro, perciò scendo tranquillo. Adesso arrivano le classiche e voglio farmi trovare pronto».

La coppetta di discesa può essere un obiettivo stagionale?

«Non ci penso. Preferisco concentrarmi gara per gara. Jansrud è davvero forte, scia bene dappertutto ed è a posto fisicamente e mentalmente. L'assenza di Svindal non ha influito più di tanto, perché Jansrud andava già forte in agosto in Argentina».

Wengen, Kitzbuehel, il Mondiale di Beaver Creek. Se dovesse scegliere una sola gara, dove vorrebbe vincere?

«Sul Lauberhorn a Wengen, perché è l'unica delle tre classiche che mi manca. Ho già vinto sulla Streif e sulla Stelvio, ci tengo a fare tripletta in Svizzera».

E un pensierino ai Mondiali?

«Mi piace ragionare a breve termine. Febbraio è lontano. La Birds of Prey mi piace, è una bella pista che premia i più forti. Mi piacerebbe essere tra i protagonisti».

Ha qualche rimpianto per la gara olimpica di Sochi?

«Nella stagione scorsa dopo la caduta in Val Gardena non mi sono più ripreso. Il mal di schiena mi ha perseguitato e alle Olimpiadi non ero in forma. Ci riproverò nel 2018».

Perché ha scelto le discipline veloci?

«Perché amo la velocità e non mi piacciono le curve. In più mi diverto un mondo sui salti».

Si sente uno spericolato?

«Devo essere per forza un po' pazzo, altrimenti non mi butterei a 140 all'ora sugli sci».

Come festeggerà il Capodanno?


«Con gli amici, mangiando una fetta di panettone e bevendo qualche birra. Per un giorno posso permettermelo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero