Il «Clásico del Pacífico» è pronto a scrivere un nuovo capitolo. Martedì notte (1.30 in Italia), allo stadio Nacional di Santiago, Cile e Perù disputano la prima semifinale...
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La pressione sarà ancora una volta per il Cile, condannato a vincere per poter sperare nel suo primo titolo continentale. Il Perù è l’avversario più frequente, con 77 incontri, ma l’ultima finale è un ricordo che risale al 1987, quando l’Uruguay si portò a casa il tredicesimo titolo dal Monumental di Buenos Aires. Nel 1991, ultima edizione disputata in casa, il Cile è arrivato solo terzo. La stessa posizione del Perù nel 2011, quando la Blanquirroja fu fermata dall’Uruguay in semifinale. La finale manca dal 1975, anno in cui il Perù vinse la sua seconda Copa. La prima fu nel 1939.
Sarà anche la sfida fra due perfezionisti della panchina: Ricardo Gareca e Jorge Sampaoli. Gareca ha già chiarito che non rinuncerà al buon gioco mostrato finora, ma nei limiti del possibile cercherà di fare leva sulle aspettative cilene: «Stanno resistendo molto bene alla pressione, ma penso che potremo approfitarne, trattandosi di una situazione che influenzerà la partita». Sampaoli, in conferenza stampa, ha riconosciuto i pregi dei peruviani: «Affrontiamo una squadra fiduciosa e con maggiori “argomenti” offensivi rispetto all’Uruguay. Sarà un match simile a quello contro l’Equador: quattro davanti, due di contenimento come Ballón e Lobatón, e laterali veloci». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero