Una guerra lunga. Complicata. Fatta di tante piccole battaglie. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda il numero dei dipendenti. Il Coni da tempo rivendica una sua pianta...
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Il "se non oltre" non è piaciuto dalle parti di Palazzo H, tanto che ieri ha diramato una nota:
«Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha realizzato un veloce sondaggio per chiarire con documenti ufficiali e senza possibilità di ulteriori disinformazioni, artatamente circolate per ledere l’immagine del Coni, il numero dei dipendenti dei principali comitati olimpici europei che per funzioni, struttura e popolazione sportiva di riferimento possono essere comparati all’Italia, quali Comitati Olimpici Confederazione di Federazioni (l’Italia lo è in virtù del D.lgs 242 del 23 gennaio 1999 e successive modificazioni).
Francia: 478 dipendenti (inclusi i dipendenti delle strutture territoriali olimpiche). Germania: 237 dipendenti (seconda nel medagliere olimpico invernale. 27 milioni di tesserati). Norvegia: 330 dipendenti (prima nel medagliere olimpico invernale. 2 milioni di tesserati). Olanda: 192 dipendenti (inclusi i dipendenti del Centro di Preparazione Olimpica di Papendaal. Quinta nel medagliere olimpico invernale). Altri Paesi di riferimento sportivo, come Gran Bretagna e Spagna, non sono omologabili all’Italia perché hanno differenti organizzazioni e strutture dei Comitati Olimpici in quanto sono organizzazioni private e non sono Confederazioni di Federazioni. Il Coni pertanto invita tutti gli organi di informazione a non riprodurre informazioni non veritiere e diffida sin da ora quanti diffondono in maniera strumentale notizie non vere col solo scopo di generare equivoci e danneggiare il sistema organizzativo dello sport italiano”. La cifra di 238 dipendenti, riportata nei giorni scorsi nel docmento del Consiglio Nazionale del Coni, non è stata stabiluta da Malagò ma dal Ministero della Funzione Pubblica».
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Il Messaggero