La Liga, la Premier, tutto è meglio di noi "il classico" qui non va mai di moda

La Liga, la Premier, tutto è meglio di noi "il classico" qui non va mai di moda
Ormai il classico, da queste parti, è sostenere: il calcio italiano è a pezzi o, come dice Fabio Capello, non è allenante. Ti specchi col vicino e la sua erba è più bella....

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Ormai il classico, da queste parti, è sostenere: il calcio italiano è a pezzi o, come dice Fabio Capello, non è allenante. Ti specchi col vicino e la sua erba è più bella. Anzi, da lui c’era l’erba, qui c’è una città - come diceva il cantautore - e pure costruita male. Real Madrid-Barcellona ci ha ricordato quanto siamo brutti. In Spagna alla fine domina la mentalità offensiva, il coraggio, la ricerca della bellezza. Ma non oggi, da sempre. Lì gli stadi sono stadi, mentre da noi conche sfatte e decadenti; lì ci sono i soldi e qui no, quindi i campioni scelgono di andare lì e non qui. Il mix funziona e se vai a controllare le otto regine della Champions, tre sono le protagoniste della Liga: Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid. Di italiano in Spagna c’è la polemica, basti notare cosa si sono detti i protagonisti di Real e Barça dopo la partita: «Il Real dà fastidio»; «Il rigore non c’era». Con gli arbitri che denunciano CR7 e Ramos. Appunto, molto italiano. Ma per il resto, non ci siamo. Quello è un altro sport. Al punto che la Lega di A ieri a Milano è andata a lezione dai capi della Liga spagnola. Che brutto momento.




COME ERAVAMO

Il tatticismo esasperato che ci ha fatto vincere qualche campionato del mondo e qualche coppa, ci sta pian piano distruggendo. I soldi non ci sono, è vero, mancano ed è una realtà: ma poi perché la Lazio si fa imbambolare dal Ludogorets e il Valencia, nel turno successivo le rifila tre fischioni? Il Valencia, non il Real. Che c’entrano i soldi? Soluzione significa rivoluzione. Per tornare a brillare serve tanto di più. La Juventus splende da queste parti, poi prende sberle dal Galatasaray e si rifà bella in Europa League. Però qualcosa sta facendo e la prospettiva, almeno nelle idee, è buona. Certo, la migliore delle italiane l’anno prossimo rischia di perdere Pogba e qui torna in ballo il discorso dell’appeal e quindi dei soldi. Da qui, davanti a offerte migliori, scappano. La Roma l’anno prossimo si tufferà nell’avventura Champions con un bagaglio di gioco molto europeo, ma se non è stata competitiva per il primo posto in Italia, dovrà spendere per esserlo in Europa. Capitolo stadi: qualcosa si sta muovendo ma ci vuole tempo. La Juve ha già fatto, la Roma farà, poi a effetto domino toccherà a Milan e Inter. E così via. Se ne riparlerà tra qualche anno. Per ora siamo ai minimi termini. Si vive di ricordi e, fortunatamente, di speranze.



GLI ALTRI MONDI


L’altra Spagna è l’Inghilterra, per certi versi ancora più effervescente. Pure lì è tutto più funzionante. I tifosi dell’Arsenal urlano il nome dei Gunners dopo il sesto gol incassato dal Chelsea di Mourinho; l’allenatore dei blues parla di uccisioni (di Wenger) e distruzioni (dell’Arsenal) senza essere arrestato o deferito. Se ti soffermi su Fulham- Southampton, guardi l’entusiasmo di un piccolo stadio e di tifosi che si sentono grandi pur tifando per una piccola squadra. Qui vai al Sant’Elia di Cagliari e ti fai il segno della croce. Anche in Germania funziona come dovrebbe. Lì rovina tutto la forza del Bayern, unica potenza, troppo più potenza delle altre. Con a capo Guardiola, spagnolo. Strano eh?

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Il Messaggero