Cina, il paradosso della normalità: il calcio è fermo per il nostro virus

Cina, il paradosso della normalità: il calcio è fermo per il nostro virus
Quello che è accaduto (di negativo) in Cina e ciò che sta accadendo oggi (di positivo) dovrà far riflettere l’Italia e tutta l’Europa, che corre...

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Quello che è accaduto (di negativo) in Cina e ciò che sta accadendo oggi (di positivo) dovrà far riflettere l’Italia e tutta l’Europa, che corre vorticosamente dietro a una ripresa forzata dei campionati. La Cina ha cominciato prima, è l’esempio pilota. Ci ha insegnato come usare le misure drastiche per rallentare i contagi del coronavirus, ci ha fatto capire (lo abbiamo appreso con un po’ di ritardo) che i campionati dovevano essere interrotti. E adesso che la Cina sta ritornando alla normalità (il virus è quasi totalmente sconfitto) sociale, il problema qual è? Far ripartire lo sport. Tre quattro mesi non bastano, ora per “colpa” nostra, dell’Europa e del resto del mondo. Questo perché, come noto, in terra cinese ci sono un bel po’ di giocatori e allenatori che hanno a che fare o hanno avuto a che fare di recente con i paesi colpiti dal loro vecchio nemico corona. Gente come Fabio Cannavaro o Stephan El Shaarawy sono in Cina, dopo un lungo esilio, hanno appena terminato o sono in piena quarantena. La Cina ci ha condizionati e ora noi condizionato i cinesi. Ci sono atleti ancora imprigionati nei rispettivi paesi e impossibilitati a muoversi per il blocco dei trasferimenti. Tutto torna alla normalità, insomma, per lo sport, in particolare per il calcio, vi vuole ancora un po’. E idem per il basket, altro sport eccellente in Cina.

LE DATE
Sul tavolo della Super League, due programmi: inizio il 18 aprile, l’altro, più pessimistico, il 2 maggio. Ma poi ecco che la positività del belga dello Shandong Luneng, Maropuane Fellaini, che ha frenato l’entusiasmo. Le date sarebbero state ancora spostate. Si naviga a vista. E se navigano a vista in Cina, dove il coronavirus è in regressione netta, figuriamoci in Europa, che lo vede e soffre per la sua fragorosa esplosione. Le date sono state ancora deviate, tra fine maggio e inizio giugno se non dopo. Senza considerare che tutti quelli che sono in giro per il mondo, al loro rientro dovranno mettersi in isolamento e il discorso non vale solo per Fellaini, ma per diverse altre star, vedi Oscar, Hulk e Paulinho e dell’italiano Pellè. C’è un discorso atletico alla base: dopo la lunga pausa forzata saranno tanti ad avere una forma fisica scadente, il che dà motivo di temere difficoltà per un campionato con un programma serrato. 
FABIO E IL FOGLIO

Altri giocatori, invece, sono restii a tornare, come Cédric Bakambu (Beijing Guoan), congolese, che non vuole perdere la nascita del secondo figlio se ritorna in Cina. «Devo partire senza sapere quando posso tornare», ha detto l’attaccante, preoccupato di non vedere la sua famiglia per diversi mesi. Siamo alle solite: prima fuggitivi, poi indisponibili. E il calcio aspetta. Cannavaro, allenatore del Guangzhou, ha fatto tutto quello che doveva fare, terminando la quarantena. Ora aspetta il via per tornare in campo, intanto ha mostrato orgoglioso il suo “visto” di fine isolamento. «Posso muovermi, sono stato al ristorante, al centro commerciale. Qui si sta ripartendo, ma con grande attenzione. Speriamo possa avvenire a breve anche in Italia. C’è grande cautela». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero