Tadej Pogacar è il volto nuovo del ciclismo mondiale e, da oggi, siede allo stesso tavolo dei corridori che hanno reso grande questa disciplina fatta di dolore, tormenti e,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Pogacar è riuscito a cucirci addosso la maglia gialla senza l'appoggio del team (chi continua a sostenere che il ciclismo sia diventato uno sport di squadra è servito), spodestando dal trono un altro giovane di belle speranze come il colombiano Egan Bernal, le cui ambizioni sono evaporate man mano che le tappe si succedevano e le scorie della fatica diventavano insostenibili. Pogacar ha avuto il merito, come lo ebbe Vincenzo Nibali nel 2014, di interrompere il dominio della britannica Ineos che, prima con il nome di Team Sky, aveva messo assieme i successi del 2012 (Bradley Wiggins), 2013, 2015, 2016, 2017 (Chris Froome), 2018 (Geraint Thomas) e 2019 (Egan Bernal); quest'anno, invece, se ne torna a casa a mani vuote e senza alcuna maglia, dopo che Carapaz ieri si è vista sfilare quella a pois. Sono le modalità a rendere straordinariamente meraviglioso l'exploit di Pogacar, che chiude il Tour in maglia gialla, ma anche con le maglie bianca (miglior giovane) e a pois (miglior scalatore), oltre che con tre tappe in saccoccia.
Una vittoria totale, la sua. Senza discussioni, suggellata dalla prova a cronometro di ieri, nella quale ha polverizzato le ambizioni di Primoz Roglic, l'altro sloveno che, nel Giro d'Italia 2019, dopo vari litigi con Nibali, rinunciò pure alla maglia rosa.
Il Messaggero