L’edizione numero 114 della Parigi-Roubaix si è decisa nel suo velodromo con uno sprint incredibile: l’australiano della Orica GreenEdge Matthew Hayman ha...
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Per la seconda volta nella storia della Roubaix la vittoria è andata ad un australiano: la prima volta era accaduto nel 2007 con Stuart O'Grady che ebbe la meglio sullo spagnolo Flecha e lo svizzero Wesemann. Anche quest’anno la regina delle classiche monumento è riuscita a regalare a tutti gli appassionati uno spettacolo unico e imprevedibile. Quel finale che sembrava essere già scritto alla partenza in cui sembrava scontato un duello tra Sagan e Cancellara oppure la quinta vittoria di Boonen che lo avrebbe eletto signore indiscusso della Roubaix, è stato completamente rivisto da questo australiano che non vinceva una corsa dal 2011. La sua è stata una vittoria a sorpresa. Difatti, su Hayman nessuno avrebbe scommesso e lui nel gruppetto in fuga sembrava capitato quasi per caso tanto da apparire quello con meno possibilità di vittoria. La sua corsa appariva stanca e priva di brillantezza, quella brillantezza che, invece, ha mostrato fino all’ultimo Boonen. Per concludere la sua fatica, l’australiano ha impiegato 5 ore 51’53” filando alla velocità di 43,57 chilometri orari.
La Roubaix ha stregato il suo pubblico con i suoi muri terribili in pavè che hanno mietuto vittime anche oggi. Tra questi, a finire a terra e a dover abbondare il sogno di vincere per la quarta volta la regina delle classiche monumento, anche Fabian Cancellara che dopo il secondo posto la scorsa settimana al Fiandre aveva puntato tutto su questa corsa per scrivere ancora una volta il suo nome in una pagina importante di questo sport.
Cancellara oggi non è salito su nessun gradino del podio nel velodromo di Roubaix ma senza dubbio ha onorato questa corsa nel migliore dei modi. Ha tentato di rientrare nel gruppo degli inseguitori in cui c’era Sagan anche quando ogni possibilità di vittoria era svanita e come un eroe è stato acclamato dal pubblico quando nel velodromo è entrato con il giovane Jusper Stuyven, il belga della Trek Segafredo che ha lavorato come una locomotiva per il suo capitano.
Silenzio all’arrivo il campione iridato Sagan, bravissimo nello scavalcare Cancellara quando è finito a terra, ma che forse avrebbe dovuto gestire la corsa in un modo diverso e che ha pagato sicuramente l’assenza di un compagno di squadra vicino. Il grande ciclismo continua per tutto il mese di aprile nell’Europa del nord dove domenica prossima si correrà la Amstel Gold Race, per passare poi il 20 alla Freccia Vallone in Belgio e la Liegi-Bastogne-Liegi il 24. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero