Il Chievo ferma il Milan sullo 0-0 Per i rossoneri un punto piccolo piccolo

Il Chievo ferma il Milan sullo 0-0 Per i rossoneri un punto piccolo piccolo
La fotografia è quella lì: Super Pippo Inzaghi che si scalda come un ossesso chiedendo un rigore su Pazzini, e parliamo di un penalty che, al novanta per cento, è tutto frutto...

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La fotografia è quella lì: Super Pippo Inzaghi che si scalda come un ossesso chiedendo un rigore su Pazzini, e parliamo di un penalty che, al novanta per cento, è tutto frutto di fantasia. È la cartolina di un Milan ingrippato come certi motorini d’epoca, un Diavolo che non decolla, smussa appena la sua classifica con un punticino insapore e se ne resta in quella zona di cabotaggio che dice poco niente, 34 punti, le ambizioni europee che ti fanno ciao con la manina. Dopo le luci del successo sul Cesena, il buio del Bentegodi, dove l’attacco prova una carta dopo l’altra (Destro, Menez, Pazzini, Cerci) senza cavare un ragno dal buco, e dove il Chievo di Rolly Maran si fa apprezzare per lo spirito operaio, difesa e mediana che badano al sodo (vedi Hetemaj ed Izco, due cagnacci mica da ridere) e passi per quella batteria offensiva col mirino perennemente sfocato (i veronesi sono quelli che segnano meno in tutta la serie A). E dunque: il 4-3-1-2 è un modulo-limone che Inzaghi prova a spremere invano, senza ottenere accelerazioni, spinta sulle corsie (era il piano di vigilia) e soprattutto incappando nella classica serata dove se i singoli si mettono il silenziatore da soli il motore s’inceppa. Certo, l’infortunio di Montolivo, lì nella terra di mezzo, non aiuta, e Inzaghi ci deve fare i conti fin da inizio ripresa. Ma non basta la traversa di Honda per recriminare, così come non basta la buona volontà di un Bonaventura decisamente meno in palla rispetto all’ultima versione. C’è un dato ch’è come una sentenza di condanna: il Milan non fa bottino pieno fuori casa dal 19 ottobre scorso, quando stese il Verona, proprio in riva all’Adige. Calcolatrice alla mano, fanno 132 giorni d’astinenza. Fate un po’ voi.






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Il Messaggero