Continua a perdere male, il Chelsea di José Mourinho. Precipita e si avvita. Non smette più. Stasera è crollato in casa davanti al Southampton, raccogliendo addirittura tre gol...
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Impressiona registrarlo: ora i campioni d’Inghilterra sono quart’ultimi in classifica con appena otto punti. Impensabile. Le cifre non lasciano spiragli e raccontano che i Blues hanno collezionato due vittorie, due pareggi e quattro sconfitte in otto turni di Premier League, riuscendo nell’impresa di aver firmato 12 reti e di averne incassate perfino 17. Oltre due (2,125) ogni 90’. Un camminare pessimo, dettato da un ritmo da retrocessione.
Lampante, oggi, una sequenza di errori e orrori tattici, tecnici, legati alla disattenzione, alla confusione, a una latente carenza atletica. La squadra è irriconoscibile. Insomma, Mourinho è in balìa degli eventi, e forse di sé. Da Londra i sussurri assicurano che non sia in bilico, né in dubbio, né a rischio licenziamento. Ma, a questo punto è inevitabile, le sorprese non sono da escludersi.
PARLA MOURINHO
«È un momento cruciale nella storia del Chelsea perché se cacciano me, cacciano il miglior allenatore che questo club abbia mai avuto». José Mourinho gonfia il petto e ribadisce che, nonostante la partenza da incubo in campionato, è ancora lui lo Special One del Chelsea. Il tecnico di Setubal risponde a una domanda dopo la sconfitta subita contro il Southampton e inizia un autentico monologo.
Di dimissioni, non se ne parla nemmeno: «Deve essere il club, se vuole, ad esonerarmi, perché io non scappo. Ora è molto difficile pensare di poter essere campioni perché la distanza (dalla vetta della classifica, ndr) è tanta, ma sono convinto che finiremo tra le prime quattro», dice ai microfoni della Sky Sport britannica il tecnico di Setubal. Poi, torna sul possibile esonero: «È un momento cruciale nella storia di questo club perché se mi cacciano, cacciano il miglior manager che questo club abbia mai avuto. Il messaggio sarebbe che i risultati sono colpa del tecnico. Ma questo è un momento in cui tutti devono assumersi le proprie responsabilità e stare insieme».
Nessun vero e proprio 'mea culpà da parte di Mourinho, che al contrario inizia il suo show con l'ormai consueto attacco agli arbitri: «Mi conoscete, non scappo dalle mie responsabilità.
Il Messaggero