Carlo Mazzone, il romanista amato dai laziali: ecco perché. Quella frase sullo scudetto biancoceleste

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«Il Presidente Claudio Lotito e la S.S. Lazio esprimono profondo cordoglio per la scomparsa di mister Carlo Mazzone. Ci lascia una figura storica del nostro calcio, professionista esemplare che ha sempre interpretato con passione e dedizione il suo essere prima giocatore e poi tecnico, con il suo modo unico e speciale di stare in panchina». Un comunicato che, per una volta nella storia dei comunicati, esce dallo standard di ufficialità e tocca temi più profondi che nel calcio e a Roma si chiamano "derby".

L'eterna sfida tra le due squadre della Capitale, fatta di tensioni quotidiane con l'arma dello sfottò, bianca e pacifica, ad accompagnare le giornate di laziali e romanisti. Oggi, nel giorno della scomparsa di uno dei simboli della storia giallorossa, si spengono le scintille del dualismo capitolino per accendere quelle dell'omaggio, una fiamma stavolta debole ma intensa, una candela che i tifosi di Lazio e Roma si scambiano in un momento così difficile.

La frase di Mazzone sullo scudetto della Lazio

«Per far vincere lo scudetto alla Lazio ci voleva un romanista». In questa battuta, Carlo Mazzone spiega la bellezza di questa storia che ha attraversato i nodi della rivalità cittadina per sciogliersi nella gioia dello scudetto laziale del 4 maggio del 2000. Mazzone era l'allenatore del Perugia che battè la Juventus 1-0 al Curi, spalancando le porte del secondo tricolore nella storia della Lazio. Per spiegare Mazzone, l'uomo e il professionista, ci sono le parole di Materazzi difensore di quel Perugia che da giovane tifava proprio per la Lazio: «Tutta la settimana il mister - disse l'ex interista - preparò quella gara come se fosse una finale. Non passare come il romanista che regalava la partita alla Juve per non far vincere lo scudetto alla Lazio. Anche prima della gara caricò tutta la squadra: in quel momento capimmo il valore di quella sfida per lui e infatti giocammo un grande match.

Quando Mazzone "cambiò" Zeman

Carlo Mazzone è stato un avversario in campo, sulla panchina della Roma, in momenti lontani ma presenti ancora nella memoria dell'Olimpico e nei frame di YouTube. Prendiamo due derby, andata e ritorno stagione 1994-1995. All'andata vince la Roma di Mazzone contro la Lazio di Zeman. Era l'epoca in cui il boemo disse "il derby è una partita come le altre". E venne punito per questo sacrilegio verbale da Balbo, Cappioli e Fonseca. Fu una giornata assurda, lato Piazza della Libertà. Il credo zemaniano, il 4-3-3 simbolo di una rivoluzione, si infranse di fronte alla tradizione, al "tranquillo ce penso io" incarnato proprio da un tradizionalista come "Er Magara". Fu un boato sportivo, così forte che, al ritorno, Zeman cambiò. Umilmente, con un passo indietro che forse mai ammetterà, risistemò il suo modulo immodificabile per riuscire a "vincere nella rivincita" con  Casiraghi e Signori. Altri tempi? Forse, quelli di oggi però ci raccontano di un cordoglio totale, senza colori, che saluta Carlo Mazzone uomo di sport, vero e per sempre unico.

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Il Messaggero