Aimone (Calì) ecco la Patria del gol tra fusi orari, biliardi e correttezza

Aimone (Calì) ecco la Patria del gol tra fusi orari, biliardi e correttezza
Il nome Aimone, nome di origine medievale che significa Patria, lo ha suggerito la nonna nel 1997, quando la famiglia Calì viveva nelle vie di Trastevere. E’...

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Il nome Aimone, nome di origine medievale che significa Patria, lo ha suggerito la nonna nel 1997, quando la famiglia Calì viveva nelle vie di Trastevere. E’ lì che l’attuale bomber dell’Eccellenza è nato, ed è lì, e in un altro quartiere storico della capitale, San Basilio, che impara a tirare i primi calci ad un pallone. Cresce all'ombra di papà Sergio, ex pugile ed animatore di palestre conosciute nella fiorente scuola romana della Noble Art. Il pallone scorre nelle sue vene e inizia così a giocare prima nella Romulea e poi nella Tor Tre Teste, due tra le più prestigiose e tradizionali società romane di Settore Giovanile.


Le sue qualità emergono subito e il passo per arrivare alla Roma è breve. Lì c'è un bravo allenatore in uscita, Marco Rosa, che lo vede negli stage a Trigoria e ne caldeggia l'ingresso nel club giallorosso. Aimone resta lupetto per qualche anno (da Stramaccioni a De Rossi), finchè nella Primavera va in uscita dall'entourage di Bruno Conti, passando nell'altra sponda del Tevere, versante biancoazzurro: nella Lazio Primavera (allora di Inzaghi) trova più gloria e presenze rispetto ai cugini, ma al termine dell'annata, con Minieri suo procuratore, fa il grande salto nel calcio prof: è la Carrarese, in Lega Pro, che lo prende ma in Toscana non si ambienta. A dicembre cambia dunque aria, tornando nella capitale tra le file del Racing Roma del patron Pezone sempre in Lega Pro. Ma la squadra romana a fine stagione retrocede e si scioglie: Aimone viene svincolato, con il rammarico di non aver potuto dimostrare il suo potenziale.

Come tanti delusi del calcio professionistico, comincia l'anno calcistico 2017/2018 bussando alle varie Serie D sparse nel Lazio. E’ ancora in età di Lega e il Trastevere, la squadra del suo quartiere, lo chiama. Ed qui che inizia la mia “caccia”. Andrea Calce, l’allora dg del Trastevere, è un amico e me lo segnala. Incarico Lauri di porsi sulle sue tracce in modo assiduo, ma niente da fare: Calì scappa alla Lupa Roma, retrocessa dalla Lega Pro. Anche qui si ripete la trafila: il club romano non lo comprende, lo boccia e lui fugge all'Aprilia, dove però non vuole restare. Qui entro in scena direttamente io, in quanto a Lauri non risponde più al telefono. Contatto Aimone chiedendogli la sua disponibilità a trasferirsi, ma senza specificare la società di destinazione. Aimone, però, sembra inavvicinabile: non risponde al telefono e quando lo fa nega che sia il suo numero. Insomma fa ostruzione.

Decido di andare direttamente al nocciolo della questione e, tramite il mister Venturi, contatto il Direttore Montella. Ad Aprilia sono titubanti nella lasciar partire il ragazzo. Per me però il tempo stringe e anche se il nostro player-manager, Daniele Greco, non fa storie e ripone la massima fiducia nello staff, manca del “punterò”. Poi, finalmente si riesce a stabilire il contatto, tramite altri calciatori, e Aimone conferma che se non resta all'Aprilia verrà a Genazzano. La notte della presentazione ufficiale dell’Aprilia, chiamo uno dei giornalisti di riferimento della zona, che mi conferma che Cali' non è in rosa. Parte l'attacco decisivo e finale per il suo sì. Aimone arriva di gran carriera nell’Audace, si allena e firma. Naturalmente al suo esordio segna e fa un assist nella gara di Arce. Insomma, è subito vittoria e presentazione: sono Aimone Calì, bomber di razza.

Il club bleus ha trovato quello che cercava: 31 goals in 28 presenze  poi ridotti a 28 per via di una vecchia pendenza con la Procura Federale, mai segnalata che ha comportato la decurtazione di una partita vinta per 6-1 con la retrocessa Roccasecca, ribaltata in 0-3 per gli ospiti dal Giudice Sportivo. Re dei bomber assoluto nell'Eccellenza Laziale, Aimone si impone per classe e forza fisica. E’ un portento, un nome nuovo che pochi conoscono, ma tutti nel breve lasso del tempo imparano a temere. Scuro di carnagione, viene dalla strada, ma è un ragazzo dotato di una simpatia straordinaria. Umile ed allegro, non salta mai un allenamento; è corretto in campo e non prende mai un rosso, nonostante le attenzioni piuttosto rigide nei suoi confronti da parte dei difensori avversari. Salta solo una gara, per una squalifica arrivata dopo le classiche 5 ammonizioni.

Diventa il beniamino di Genazzano, ma al termine del campionato segue, come tanti altri, le sirene dell'Asilo Savoia (ex sponsor dell'Audace) e passa al Montespaccato, club alla periferia di Roma versante Nord. Nulla spaventa il goliardico attaccante, che rifiuta offerte di certo migliori a livello economico da squadre fuori regione (anche se dove sta percepisce un rimborso notevole), ma la leggenda narra che al cuor non si comanda e galeotto fu un fidanzamento che ha inciso non poco sulla scelta del club romano.


Nella squadra allenata dal mister Marcello Belli (caldeggiato dall'ex portiere Marco Amelia) l'ambizione non manca e non sappiamo cosa potrà riservare il futuro prossimo. Legatissimo alla mamma ed alla sorella (entrambe bellissime, ma Andreana ha dalla sua la giovane età) resta un ragazzo diciamo di una volta, attaccato agli amici (il compagno di squadra Penge in particolare) ed è un immancabile frequentatore quotidiano della sala da biliardo, dove talvolta sballa il fuso orario, per lui più' vicino a quello di Hong Kong che di Roma. Dormiglione accanito, concilia il tutto con lo straordinario rendimento sul campo: finora sono 10 i goal, un antipasto di dove potrebbe arrivare. La sfida e la relativa scommessa con il suo ex trainer è partita, al termine del campionato sapremo chi ha vinto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero