Hope Solo: «Premi per le donne ancora bassi, la Fifa resta maschilista»

Hope Solo
Venerdì ci sarà il calcio d'inizio, ma i Mondiali femminili di calcio sono già cominciati e su un campo che non è d'erba ma fatto di denaro,...

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Venerdì ci sarà il calcio d'inizio, ma i Mondiali femminili di calcio sono già cominciati e su un campo che non è d'erba ma fatto di denaro, parole e carte bollate. Il contendere sono i soldi, ovvero i premi in palio per la manifestazione. Troppo accentuato il divario con i Mondiali maschili. In Russia l'anno scorso gli uomini si sono giocati la coppa e un montepremi di 400 milioni di dollari, in Francia da venerdì le donne giocheranno (anche) per una posta di 30 milioni di dollari. L'Australia con una petizione via web del sindacato calciatori (uomini compresi) ha ottenuto che la Fifa esaminasse il problema e ieri sulla Federcalcio mondiale guidata dall'appena rieletto Infantino si sono abbattuti gli strali di Hope Solo: «Nella Fifa è ben connaturata una forma profonda di sciovinismo maschile». L'ex portiere degli Usa, campionessa del mondo e una delle giocatrici simbolo del calcio femminile, in un'intervista alla Bbc Sport ha parlato della disparità del montepremi tra la Coppa al femminile e quella dei Mondiali uomini.


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Va detto che rispetto a Canada 2015 la Fifa ha raddoppiato il montepremi, ma il divario con i colleghi uomini è comunque aumentato di 21 milioni. «Non c'è alcun tipo di giustificazione per tutto ciò - ha detto Solo - Questo significa solo una cosa: che il maschilismo è ben radicato nella confederazione mondiale». Negli States, la Solo - 202 presenze in nazionale e due volte oro olimpico - ha condotto una battaglia legale per l'equal pay contro la federcalcio americana. «Più che rivolgerci ai tribunali, dovremmo tutti scrivere alla Fifa», dice oggi Solo, che seguirà i Mondiali francesi come commentatrice per la Bbc. «Il calcio femminile vive uno splendido momento - ha concluso Hope Solo - per i talenti che sbocciano e per le entrate commerciali: ma la Fifa resta maschilista, quando si tratta di investire. Dobbiamo fare di più. Altre federazioni devono protestare, oltre a quella australiana. E non solo le donne, anche gli uomini». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero