Prima di Totti, Maldini, Zanetti e Bergomi ci fu Udovicich. Una bandiera del calcio quando ancora le bandiere non si chiamavano così. Una sola maglia, quella azzurra del...
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Giovanni Udovicich, da tutti conosciuto come Nini, è morto oggi a 79 anni. Con il Novara attraversò tre decenni. Cominciò nel 1958 (esordì a Bari come centravanti, lui che era destinato a una carriera da difensore) e terminò nel 1976 a 36 anni ma solo a causa di un incidente al ginocchio; altrimenti, grazie al fisico imponente, sarebbe andato avanti volentieri ancora un altro po'. "Nini", uno stopper di quelli scolpiti nel granito, si faceva riconoscere per la stazza e la pelata. Aveva i piedi ruvidi, ma sia in campo sia fuori tutti ne apprezzavano l'assoluta correttezza. Insieme ad Alberto Vivian, compagno di mille battaglie, formò una coppia di difensori centrali che non avrebbe sfigurato in serie A, categoria che ha solo sfiorato.
Giovanni Udovicich nacque nel 1940 a Fiume, che allora era una città italiana. Dopo la guerra approdò a Novara con la famiglia in fuga dall'Istria. Proprio per il suo passato da profugo era stato premiato dalla Fondazione Castello in occasione della Giornata del ricordo dei profughi giuliano-dalmati. «In piccola parte - commenta Massimiliano Atelli, presidente della Fondazione - mi consola il pensiero di aver fatto in tempo a rendergli onore, come uomo e come campione, nel febbraio scorso nell'ambito della rassegna sugli esuli istriani e dalmati che hanno lasciato una traccia
importante nello sport italiano. Fu l'ultima uscita in pubblico di Nini. La sua effige continuerà a fare capolino nei bandieroni che i tifosi del Novara Calcio sventolano in curva. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero