Una domenica viola shocking. E’ il finale, di campionato, che non ti aspetti. L’Empoli, dato da tutti per spacciato tre settimane fa, dopo la secca sconfitta nello...
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SPOGLIATOIO BOLLENTE
Uno spogliatoio che evidentemente non ha assorbito né l’addio a un allenatore cui era molto legato, né le polemiche continue fra la proprietà e una tifoseria violentemente all’opposizione nelle sue frange più estreme e scettica, se non apertamente critica, nella maggioranza meno rumorosa. Pure il Genoa si è buttato via con le sue mani. O meglio con le mani e i ben conosciuti metodi di patron Preziosi. Primo autogol clamoroso, l’esonero di Ballardini: con lui la squadra viaggiava a una media di 1,5 punti a partita, che le avrebbe consentito oggi di essere a quota 55, e cioè davanti alla Sampdoria. Poi, a gennaio, a completare l’opera di auto-rottamazione, la cessione di Piatek, l’uomo della provvidenza. Con il contorno del secondo flop di Juric e delle difficoltà di Prandelli, reduce da troppe disavventure professionali per poter affrontare con serenità le emergenze di una navigazione alla deriva. La vocazione masochistica non ha risparmiato nemmeno l’Empoli. Se, alla fine, la strepitosa rimonta in atto non si dovesse compiere, il presidente Corsi non potrebbe non ripensare all’errore dell’esonero di Andreazzoli, che ha avuto il merito di riproporre il suo calcio spettacolare anche in Serie A, anche contro le grandi. Solo per questo meriterebbe, più di altri, di salvarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero