Salvezza: Prandelli e Montella, Firenze è nel loro destino

Salvezza: Prandelli e Montella, Firenze è nel loro destino
Una domenica viola shocking. E’ il finale, di campionato, che non ti aspetti. L’Empoli, dato da tutti per spacciato tre settimane fa, dopo la secca sconfitta nello...

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Una domenica viola shocking. E’ il finale, di campionato, che non ti aspetti. L’Empoli, dato da tutti per spacciato tre settimane fa, dopo la secca sconfitta nello scontro diretto con il Bologna, oggi sarebbe salvo. Mentre si prepara un drammatico Fiorentina-Genoa conclusivo, con la squadra di Montella incredibilmente a rischio: in caso di sconfitta e contemporaneo successo dell’Empoli in casa dell’Inter sarebbe in Serie B. Altrimenti, gli uomini di Prandelli si salverebbero con un pareggio soltanto in caso di vittoria nerazzurra a San Siro. (Non è ancora sicuramente salvo neppure il Bologna, ma gli basta un punto in due partite, e forse non sarà necessario nemmeno quello). Segnatevi questa data: 30 gennaio 2019. E’ il giorno di Fiorentina-Roma 7-1, un trionfo carico di aspettative europee: o attraverso il portone della Coppa Italia, o anche attraverso la porta del campionato. In quel momento, i viola in classifica erano pari al Torino, soltanto due punti sotto l’Atalanta delle meraviglie. Ma quella partita, così spettacolare, inspiegabilmente segnò l’inizio della fine. Prima un lento declino e poi il harakiri del comunicato della società contro Pioli e le susseguenti dimissioni dell’allenatore, dopo il ko interno con il Frosinone. Da allora, il crollo: con Montella, un pari con il Bologna e poi cinque sconfitte consecutive, sei se si considera la semifinale di ritorno di Coppa Italia con l’Atalanta. Nessun gol segnato nelle ultime quattro gjornate.


SPOGLIATOIO BOLLENTE

Uno spogliatoio che evidentemente non ha assorbito né l’addio a un allenatore cui era molto legato, né le polemiche continue fra la proprietà e una tifoseria violentemente all’opposizione nelle sue frange più estreme e scettica, se non apertamente critica, nella maggioranza meno rumorosa. Pure il Genoa si è buttato via con le sue mani. O meglio con le mani e i ben conosciuti metodi di patron Preziosi. Primo autogol clamoroso, l’esonero di Ballardini: con lui la squadra viaggiava a una media di 1,5 punti a partita, che le avrebbe consentito oggi di essere a quota 55, e cioè davanti alla Sampdoria. Poi, a gennaio, a completare l’opera di auto-rottamazione, la cessione di Piatek, l’uomo della provvidenza. Con il contorno del secondo flop di Juric e delle difficoltà di Prandelli, reduce da troppe disavventure professionali per poter affrontare con serenità le emergenze di una navigazione alla deriva. La vocazione masochistica non ha risparmiato nemmeno l’Empoli. Se, alla fine, la strepitosa rimonta in atto non si dovesse compiere, il presidente Corsi non potrebbe non ripensare all’errore dell’esonero di Andreazzoli, che ha avuto il merito di riproporre il suo calcio spettacolare anche in Serie A, anche contro le grandi. Solo per questo meriterebbe, più di altri, di salvarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero