C'erano una volta le comproprietà, si potrà raccontare da stasera all'ora di cena. Addio compartecipazioni, per usare un termine federale: tutto era stato deciso un...
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FARINA, ROSSI E IL BLUFF
Incancellabile, si sa, il ricordo di quella che nel maggio del 1978 (operazioni anticipate per via del mondiale argentino) passò tra le mani di Giussy Farina, presidente del Lanerossi Vicenza: il centravanti Paolo Rossi era a metà con la Juventus, le due società cercano un accordo per il 100% del cartellino ma non riescono a trovarlo. Si va alle buste e Farina, mal consigliato, scrive sul foglio bianco 2 miliardi, 612 milioni e 510 mila lire. Gli era stato assicurato, del resto, che Giampiero Boniperti, presidente bianconero, avrebbe messo in busta due miliardi e mezzo. Cifre allucinanti, in quel periodo. In realtà, la Juve scrisse 875 milioni. Morale: Rossi al Vicenza, Farina fregato e scandalo mondiale per tutti quei soldi spesi per un calciatore. Da un eccesso all'altro, non sono mancati neppure i casi di buste con zero lire (o euro) o addirittura non presentate, pur di non rischiare di ritrovarsi in rosa un giocatore indesiderato.
GLI INDESIDERATI
Nel giugno del 2011 Daniele Mannini, onesto centrocampista figlio d'arte, è stato al centro di un assai discutibile caso, protagoniste Sampdoria e Napoli, proprietarie del suo cartellino: pur di non prenderlo, il Napoli in busta scrisse 0 euro (in realtà, erano 500: il minino federale) e la Samp non presentò neppure la busta. Mannini venne così “acquistato” dalla società partenopea che, se non altro, aveva formulato un'offerta; pari a 0, ma sempre offerta era. E Mannini, ve lo possiamo assicurare, non è il solo protagonista di avventure simili: tutte faccende legali, per carità, ma al limite della decenza e del rispetto dell'uomo e della sua professionalità. Che, se ci pensate bene, non può essere in comproprietà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero