Brasile, la vittoria di Lula al ballottaggio scatena l'entusiasmo dei calciatori Paulinho e Juninho

La stragrande maggioranza dei calciatori brasiliani, ritirati e non, ha sostenuto attivamente il presidente uscente. Ma alla fine a festeggiare sono stati quei pochi che non hanno sposato la causa bolsonariana.

Luiz Inácio Lula da Silva è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. É da stamattina che la notizia rimbalza in ogni angolo del pianeta....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Luiz Inácio Lula da Silva è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. É da stamattina che la notizia rimbalza in ogni angolo del pianeta. L'aspra contesa elettorale, che ha spaccato in due il Paese, esasperandone la polarizzazione, si è chiusa con un testa a testa al fotofinish tra il leader del Partito dei lavoratori e il presidente uscente di destra, vicino al mondo evangelico, Jair Messias Bolsonaro.

A separare i due avversari soltanto un punto percentuale: 50,9% contro 49,1% (In termini di voti parliamo di due milioni, o poco meno, di differenza). Lula dopo la chiusura dello spoglio si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Hanno cercato di seppellirmi vivo ma in qualche modo è come se fossi risorto. Sono qui per governare il Paese in un momento molto difficile, ma riusciremo a trovare le risposte». Poi, malgrado il caos sociale che imperversa in patria, ha voluto lanciare un messaggio di pacificazione promettendo di governare per tutti i brasiliani, non soltanto per i suoi elettori: «Siamo un unico popolo, un’unica nazione. Non devono più esserci famiglie divise dalla politica».

 

 

Il calcio verdeoro contro Lula

 

 

La stragrande maggioranza dei calciatori brasiliani, ritirati e non, ha sostenuto attivamente il presidente uscente. Qualche nome illustre? Da Ronaldinho a Kakà, passando per Rivaldo e Romario (che vanta un passato nel Partito Socialista e adesso ricopre la carica di senatore con il Partito Liberale di Bolsonaro); e poi Neymar, esibitosi durante la campagna elettorale in un balletto-endorsement su Tik Tok, Thiago Silva, Felipe Melo, Lucas Moura, Dani Alves, Robinho, Jadson, Edmundo, Cafu, Dagoberto...e la lista è ancora lunga.

Gli unici jogadores de futebol su cui ha potuto contare Lula sono Raí, idolo del São Paulo a cavallo tra gli anni '80 e '90, l’ala del Bayer Leverkusen Paulinho e lo specialista delle punizioni Juninho, che in Europa ha dato spettacolo tante stagioni nelle fila dell'Olympique Lione. L'ex centrocampista, originario del Pernambuco, stato-roccaforte di Lula e del suo Partito dei lavoratori, ha partecipato attivamente in qualità di "cabos eleitorais". Ricoprendo un ruolo di responsabilità e coordinamento, è stato il volto della controcorrente calcistica.

Bolsonaro ha costruito la sua propaganda cercando di convincere l'elettorato brasiliano di essere il salvatore della Patria, inviato da Dio per liberare il Brasile dalla corruzione e dal socialismo. «Il Brasile al di sopra di tutto, Dio al di sopra di tutti», con queste frasi d'ordine ha conquistato larghe fasce della società brasiliana che subiscono l'influenza del mondo sportivo, spesso legato alla Chiesa evangelica brasiliana. Dio, Patria, famiglia e di conseguenza Seleçao: l’immaginario dei calciatori è stato permeato dalla propaganda bolsonariana. Ma alla fine a festeggiare sono stati quei pochi che non l'hanno sposata.

 

 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero