C’è sempre una prima volta, e questo si sa. Ce n’è sempre anche un’ultima: di questa spesso non si quando, ma in questa occasione dì....
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IMPEGNO FINALE
Ancora non è dato sapere se Usain sarà impegnato anche in batteria nella staffetta: la Giamaica è apparsa decisamente appannata in questi primi giorni mondiali, almeno in tema velocità. C’è chi attribuisce questo calo di rendimento ai maggiori controlli antidoping che verrebbero richiesti ed effettuati anche nei Caraibi e dunque alla minore propensione al rischio da parte dei campioni del reggae, che così adesso correrebbero più “naturalmente” e con risultati meno strabilianti. Ma questo è l’eterno rumore delle scarpette, dal quale Bolt non è stato mai scalfito in vita atletica sua. Mo Farah invece sì: il fatto che il suo allenatore, Alberto Salazar, che si è tenuto diplomaticamente lontano da Londra, sia sotto inchiesta ha generato parecchie speculazioni. Comunque Mo Farah ha già annunciato che questo sarà il suo ultimo 5000: il bambino che da piccolo a Londra, non sapendo una parola d’inglese, faceva pipì contro i muri perché non poteva neppure chiedere dove fossero le toilettes e che è diventato un simbolo per il Regno Unito, adesso passerà alla maratona. Lunga fino a Tokyo, dove magari ritroverà, in pista, un Bolt di ritorno? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero