Fifa, Blatter: «Ho paura di passare in prigione i miei ultimi giorni. Infantino sbaglia. Io vittima di una cospirazione Usa»

Blatter
In un'intervista pubblicata oggi dal giornale francese Le Monde, Sepp Blatter, ex presidente della Fifa, confessa che ha paura di «trascorrere gli ultimi giorni della...

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In un'intervista pubblicata oggi dal giornale francese Le Monde, Sepp Blatter, ex presidente della Fifa, confessa che ha paura di «trascorrere gli ultimi giorni della propria vita in prigione». Blatter ha confermato di non avere intenzione di fare ricorso ai Tribunali ordinari contro la sospensione di sei anni, inflittagli del Comitato etico della Fifa. Tuttavia ha ammesso che non esclude di chiedere al Congresso dell'organizzazione mondiale del calcio, le cui decisioni «sono sovrane», di correggere il verdetto del Comitato etico, o di «cambiarlo», in modo da «ridurre o eliminare la sospensione». Blatter ha inoltre criticato le decisioni prese dal proprio successore Infantino, come la drastica riduzione dei programmi di sviluppo, soprattutto in Africa, e il progetto per aumentare il numero delle finaliste al Mondiale. «Perché non mettere 128 squadre? Il formato corrente con 32 squadre è una buona formula ed è stato dimostrato», ha detto.


Sull'attuale segretario generale della Fifa, Fatma Samoura, Blatter ha detto che «non sa niente di calcio». Lo svizzero ha negato di «aver preso soldi indebitamente» e considera «falso» il rapporto degli avvocati statunitensi che lo accusano. Blatter ha insinuato di essere entrato nel mirino degli statunitensi a causa della mancata assegnazione agli Usa dei Mondiali 2022, che verranno invece organizzati in Qatar. Secondo Blatter «per lo stesso motivo» sarebbe «stato 'eliminatò Platini», ex presidente dell'Uefa e favorevole favore della candidatura del Qatar. Blatter ha riconosciuto di essersi «reso conto troppo tardi che la corruzione dilagava nella Fifa», ma ha osservato che «nel 2011 reagì, espellendo i membri dell'Esecutivo e contribuendo in maniera determinante alla creazione della Commissione etica».
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Il Messaggero