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Quando si accede quattro volte agli ottavi di un torneo dello Slam non può certo essere frutto del caso. O di circostanze favorevoli. Matteo Berrettini, per l’appunto, si è conquistato per la quarta volta il diritto a entrare nella seconda settimana di uno dei tornei più importanti del mondo. E non è un caso. Sia per il come ha acquisito tale diritto; sia per cosa lo sottende. Matteo ha vinto il match contro Khachanov - 7-6 (1) 7-6 (5) 7-6 (5) - giocando gli ultimi 20 minuti con un persistente dolore agli addominali. Lungi dal cedere al lamento ha servito la prima a tre quarti di velocità o anche meno e la seconda più o meno alla velocità in cui il neo capitano azzurro di Davis, Filippo Volandri, serviva la prima. Ha remato e sfruttato al massimo il ruolo di colui che sta-male-ma-non-si-arrende: avversario tremendo da affrontare per chiunque. Matteo ha sfruttato con grande serietà la condizione in cui la sorte lo aveva messo, segno di lucidità mentale. Quella stessa lucidità che gli ha fatto pronunciare, poco dopo, le seguenti parole: «Senza pubblico non c’è spettacolo. Con la pandemia ci stiamo perdendo tutti. Ma se poi penso che ci sono altri che perdono di più, i ristoranti che hanno i loro locali chiusi da mesi ad esempio, allora mi dico: io sono fortunato». Magari è un’esagerazione ma in quella percezione della realtà sta un fondamentale motivo per cui Matteo non è un meteorite che transita nella storia del tennis, soprattutto di quello italiano, ma un giovane uomo che assegna alle cose il giusto peso. E la conseguenza è che il peso dei suoi colpi se ne giova. Negli ottavi affronterà Tsitsipas, un altro ex Next Gen come lui; ma si tratterà un match profondamente diverso dai due disputati in passato e sempre vinti dal greco. Perché i due oggi sono top player conclamati e in fondo il loro sarà un confronto fra due diversi stati di maturazione personale e tennistico. E Matteo, al netto degli addominali doloranti, parte moooolto bene.
SECONDA SETTIMANA
Ma non va dimenticato che inizieremo la seconda settimana degli Open non con un solo giocatore, ma non due.
Il Messaggero