Il nuovo Ibrahimovic ha gli scarpini puliti e lo sguardo sporcato dalla malinconia. Forse perché, a diciotto anni, aveva creduto che quanto (troppo...) di buono si diceva sul suo...
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CHI L'HA VISTO?
Sono bastate un paio di sedute d'allenamento, però, per capire che Valmir non aveva nulla, ma davvero nulla a che fare con Zlatan. Allenamenti con la Primavera di Alberto De Rossi, però, non con Rudi Garcia: legnoso, sgraziato, tecnicamente parecchio scarso. Al punto di non riuscire a lasciare il segno neppure nel campionato Primavera. Ha bisogno di ambientarsi, si diceva in quel periodo. Non era così e Valmir, senza colpe specifiche, perdeva tempo e credibilità. In una circostanza, Garcia - a cortissimo di attaccanti - l'ha convocato e portato in panchina, e allora Berisha ha creduto che fosse vicino il momento della svolta. Ma quando De Rossi senior - per la disperazione - ha cominciato a non farlo più giocare, lui ha capito che la svolta in arrivo era semplicemente legata alla sua partenza da Roma. Detto, fatto. Nella passata estate Sabatini l'ha girato in prestito al Panathinaikos: l'arrivo ad Atene, la foto con la sciarpa verde tra le mani, sorrisi, autografi, l'attenzione dei media e dei tifosi di casa. Ma, sei mesi dopo, Berisha non ha all'attivo neppure un solo minuto con il Pana primo in classifica. Campionato, Europa League: niente. E soltanto una triste presenza in panchina. Un disastro? Un disastro.
Il nuovo Ibrahimovic adesso ha voglia di tornare a casa e, soprattutto, di tornare ad essere Valmir e basta. La figurina di Zlatan, il suo idolo da bambino, l'ha stracciata da tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero