Terra rossa, legno, budello, dilettantismo e tante speranze. Strumenti semplici, nel tennis degli Anni 50 e 60, che Giuseppe Merlo, morto oggi a 91 anni, seppe nobilitare insieme...
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Meno lottatore di Gardini, da cui perse una finale al Foro Italico, meno elegante di Pietrangeli e Sirola, Beppe Merlo, figlio del custode del tennis di Merano - ricorda Federtennis - aveva un fisico leggero e giocava un tennis di anticipo e tocco. Oltre alle vittorie in oltre venti tornei, in Italia e all'estero, Merlo affronta anche 38 incontri di Coppa Davis in singolare e per tre volte vince una finale della zona europea.
«Impugnava la Maxima Torneo - scriveva Roberto Lombardi nel suo libro "100 anni di tennis in Italia", frustrato senza swing, e dal dritto corto, diretto come un punteruolo». «Un gran giocatore, buono come il pane - sono le parole di Pietrangeli riprese dalla Fit -. Siamo stati nella stessa squadra, abbiamo bivaccato e gioito insieme per tanti anni. Era un po' chiuso, molto fortunato a poker, aveva un gran successo con le donne. In tanti hanno pianto dopo averci giocato contro».
Fino a un paio di anni fa, racconta ancora Pietrangeli, giocava anche a golf. «L'ho chiamato sempre per il suo compleanno - dice -. Lui viveva a Milano e io a Roma, per cui ci siamo incontrati poco. Non lo vedevo da almeno cinque anni, poi lui ormai non viaggiava più. È davvero una gran perdita». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero