Basket, che successo il progetto FEEL: a Zagabria trionfa la Lazio

In Croazia il primo torneo internazionale di basket integrato

Basket, che successo il progetto FEEL: a Zagabria trionfa la Lazio
Grandissimo successo per il primo torneo di vera inclusione sociale attraverso il Basket, svoltosi a Zagabria tra la S.S.Lazio Basket in Carrozzina e i ragazzi del Liceo...

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Grandissimo successo per il primo torneo di vera inclusione sociale attraverso il Basket, svoltosi a Zagabria tra la S.S.Lazio Basket in Carrozzina e i ragazzi del Liceo Plinio da una parte e dall’Hask Mladost dall’altra. La squadra biancoceleste si è aggiudicata la partita per 37 a 24, ma a trionfare davvero è stato questo progetto innovativo ed entusiasmante. Durato 18 mesi, e cofinanziato dalla Commissione Europea, il progetto FEEL è stato fortemente voluto e progettato dalla Fondazione S.S. Lazio e sperimentato sul campo grazie ai ragazzi in carrozzina di Lazio e Hask Mladost –  consorelle nell’EMCA, l’associazione delle Polisportive europee – assieme alle studentesse e agli studenti del Liceo Romano Plinio.

L’idea è nata dal fatto che i ragazzi normodotati, spesso, sentono di non riuscire a relazionarsi con i ragazzi disabili attraverso lo sport, e viceversa questi ultimi non hanno la possibilità di fare sport con i loro amici e coetanei normodotati, a causa dei diversi sostegni ortopedici utilizzati. Lo sport, però, ha la capacità intrinseca di porre tutti sullo stesso piano, e grazie all’approccio innovativo “integrato”, ogni barriera viene eliminata. Inoltre, l’innovazione di questo approccio “integrato”, vuole abbattere ogni tipo di stereotipo culturale.

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«Nel caso degli sport paralimpici», ha raccontato la Presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900 Gabriella Bascelli, «è prevista la presenza di apparecchi ortopedici ed equipaggiamenti specifici, generalmente visti come di utilizzo esclusivo dei soggetti portatori di disabilità. Questa visione relega i portatori di disabilità ad una "prospettiva biologica" che ritiene che i problemi affrontati da una persona disabile, siano il conseguente risultato della sua disabilità, escludendo come in realtà i problemi incontrati, siano per la maggior parte un effetto della componente ambientale».

E proprio perché l’aspetto ambientale e quello valoriale sono fondamentali per eliminare la stigmatizzazione e la conseguente emarginazione, il progetto ha sposato l’approccio dell’”integrazione inversa”, con la partecipazione di persone normodotate agli sport ritenuti “esclusivamente” per disabili: «Grazie a questo progetto – continua Bascelli – non solo abbiamo dato vita al primo torneo internazionale di uno sport integrato, ma abbiamo tracciato una via che vogliamo perseguire nei prossimi mesi, coinvolgendo quanti più istituti scolastici possibili. A dimostrazione che lo Sport è un veicolo culturale molto più efficace di quanto si creda».

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Il Messaggero