Basket, Sacchetti non perdona: per le Olimpiadi apre solo a Gallinari

Basket, Sacchetti non perdona: per le Olimpiadi apre solo a Gallinari
«Grandi ragazzi», commenta il primo. «Fenomenali!!!», aggiunge il secondo. Messaggi social che Marco Belinelli e Gigi Datome accompagnano con la foto dei...

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«Grandi ragazzi», commenta il primo. «Fenomenali!!!», aggiunge il secondo. Messaggi social che Marco Belinelli e Gigi Datome accompagnano con la foto dei 12 azzurri di Meo Sacchetti che domenica sera hanno gettato nello sconforto Belgrado. La Serbia resta a casa, l’Italia vola a Tokyo, alle Olimpiadi, 17 anni dopo lo splendido argento di Atene 2004. La vittoria del gruppo. Anzi, di un gruppo del quale Belinelli e Datome, almeno per il momento, non fanno più parte. Il presidente Fip Gianni Petrucci aveva dato carta bianca al ct e Sacchetti, che non appartiene certo alla schiera di quelli che si fanno pregare, ha scelto di premiare chi ha remato per la causa. Con un’eccezione: Danilo Gallinari. L’ala degli Hawks si era messa a disposizione della maglia azzurra, pare avesse anche già pronto il biglietto aereo. Poi però Atlanta, anche grazie al suo contributo, ha costretto Milwaukee ad arrivare fino a gara-6 per conquistare la Eastern Conference di Nba e, con il protrarsi della sfida, i progetti del Gallo sono saltati. Ma Danilo, nella conferenza di fine anno davanti ai media americani, ha subito ribadito la disponibilità a mettersi a disposizione della Nazionale per i Giochi. E così il ct - con il quale pure i rapporti non sono eccezionali, basti ricordare la polemica del 2018, quando Gallinari, fresco Clippers, rifiutò la convocazione azzurra per le qualificazioni mondiali - ha riaperto le porte dello spogliatoio. Dal quale è uscito Awudu Abass, sacrificato per fare posto al numero 8 di Sant’Angelo Lodigiano. D’altra parte l’ala della Virtus Bologna è stata tra i meno brillanti del preolimpico, al punto da aver guardato l’impresa contro la Serbia dalla panchina. 


PRONTI, VIA
Ricapitolando: fuori Abass, dentro Gallinari, a casa Belinelli e Datome. Così la Nazionale, che ieri è rientrata in Italia per godersi una settimana di riposo, volerà in Giappone. Dove è attesa dal girone non impossibile con Australia, Nigeria e Germania, che non è più quella dei tempi di Dirk Nowitzki. Passano le prime due e poi chissà. 
Quel che è certo è che nella domenica serba questa Italia ha dimostrato di essere avversario tosto per tutti. E non potrebbe essere altrimenti visto il percorso di molti degli atleti in campo. Come Nicolò Melli, che prima di provare il salto in Nba (da veterano, a 28 anni), si è guadagnato credibilità internazionale sgomitando sotto canestro tra Germania e Turchia. O come Nico Mannion, che invece il salto nella lega dei sogni lo ha fatto subito, ma con grande umiltà, accettando anche lo scarso minutaggio e i viaggi di esperienza in G-League. O, infine, come Achille Polonara - mvp di Belgrado - e Simone Fontecchio, che, al pari del primo Melli, per crescere sono dovuti andare al Baskonia e all’Alba Berlino. 

Insomma, il nocciolo della questione è chiaro: questa Nazionale piace e convince, ma prima ancora che del lavoro di Sacchetti e del suo preziosissimo staff, è figlia delle scelte individuali di molti giocatori, che per crescere si sono messi in gioco lontano dall’Italia. Lo sa bene Petrucci, che ieri è stato chiaro sul tema. «Questa qualificazione dovrebbe far riflettere i club sul far giocare gli italiani. Abbiamo dimostrato che quelli che giocano portano risultati». Che è anche l’auspicio di Sacchetti. «Le Olimpiadi daranno spinta al rilancio del nostro basket. Lavoreremo con i club perché questo patrimonio sia valorizzato cercando di aumentare la produzione di atleti italiani in grado di dare continuità a questo grande risultato». Se poi dovesse arrivare un podio a Tokyo... Ma è meglio pensare a un’impresa per volta.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero