Azeglio Vicini era e sarà sempre per tutti il ct delle notti magiche di Italia ’90. Difficile che l’italiano medio appassionato di calcio possa ricordare la sua...
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Ma, come detto, tutto ciò sbiadisce di fronte al ricordo di Italia ’90. I mondiali di casa e gli occhi sgranati di Totò Schillaci, la discussa semifinale a Napoli e i fischi all’inno argentino, con quella reazione amara di Maradona immortalata in mondovisione. Il gol beffa di Caniggia e la delusione dei rigori, una delle tante per l’Italia ma forse la più amara. E le lacrime dei tifosi azzurri che facevano quasi più rumore dell’inno di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato che aveva animato per mesi la penisola.
Quei mondiali Vicini li concluderà al terzo posto, ancora, dopo la vittoria sull’Inghilterra. Poi il declino e l’esonero del 1991 per la mancata qualificazione agli europei dell’anno successivo. Ma ormai il treno con a bordo l’occasione della vita era passato già da un anno e correva veloce come la bionda chioma dell’attaccante che infranse i sogni di Azeglio e dell’Italia intera. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero