L’Audace ne ha “combinata” una delle sue. La giovane squadra del player manager Daniele Greco è riuscita dove, finora, non era arrivata nessuna squadra...
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«Abbiamo creato diverse opportunità, soprattutto nel primo tempo, e colpito due legni – spiega il centrocampista centrale classe 1998 di scuola Furbolclub – Poi nella ripresa il Colleferro ha tenuto di più il pallino del gioco, ma non avevamo corso grandi pericoli. Comunque il pareggio è un risultato che ci può stare perché quella era una gara che poteva finire in tutti i modi». Il gol di Chiti è arrivato grazie ad un preciso colpo di testa su un inserimento alle spalle dei difensori. «Sono uno a cui piace buttarsi dentro, ma senza tralasciare le altre fasi di gioco – dice Chiti – L’anno scorso sono arrivato qui a dicembre dopo le esperienze con Trastevere (in D) e Boreale (in Eccellenza) e ho segnato tre reti. Ora spero di superarmi».
Un carattere schietto, determinato e voglioso di emergere, non a caso Chiti s’è guadagnato un soprannome particolare in casa Audace. «Il direttore Guidi mi ha chiamato “Il piccolo diavolo” per il mio carattere un po’ fumantino ed è un nomignolo che mi piace. Il mio futuro? A tutti i ragazzi della mia età piacerebbe fare esperienza in categorie superiori, ma in questo momento penso solo ad allenarmi e divertirmi nel cavalcare questa mia passione». Chiti dimostra di essere diretto e non fare “catenacci verbali” anche quando parla delle prospettive stagionali dell’Audace. «Credo che dobbiamo guardare al vertice perché questa squadra se la può giocare con tutti». Chiaro, no? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero