Audace, la “garra” di Sismondi «Con l’Aprilia per riscattare Itri»

Audace, la “garra” di Sismondi «Con l’Aprilia per riscattare Itri»
Parola d’ordine riscatto. L’Audace vuole assolutamente mettersi alle spalle al più presto la pessima prestazione di Itri, in cui il fanalino di coda si è...

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Parola d’ordine riscatto. L’Audace vuole assolutamente mettersi alle spalle al più presto la pessima prestazione di Itri, in cui il fanalino di coda si è imposto 2-0 sulla squadra del player manager Daniele Greco. «Abbiamo giocato male, la peggior prestazione di questo nostro inizio di stagione: cose che nel calcio possono accadere» dice senza cercare scuse il centrale difensivo italo-uruguaiano classe 1991 Bruno Sismondi.

 
«Con l’Aprilia scenderemo in campo per cancellare la sconfitta di domenica scorsa: sappiamo che loro sono tre punti avanti e siamo convinti che uscirà una bella partita. Ovviamente speriamo di spuntarla noi». L’uruguaiano di Montevideo, che è arrivato a febbraio in Italia e che è alla prima esperienza fuori dal paese nativo, è ormai completamente integrato nel mondo Audace. «Mi trovo molto bene in questo gruppo e con questo club. Greco mi ha trasmesso tanti concetti di calcio importanti e il mio compagno di reparto Mucciarelli mi ha aiutato molto. Poi in estate è arrivato pure il paraguaiano Enrique Boschi, almeno ho qualcuno con cui bere il “mate” (una sorta di the argentino)» sorride Sismondi che vive da solo in Italia e che ha già una padronanza davvero notevole della nostra lingua.
 
«Ho imparato velocemente grazie ai compagni di squadra e ai colleghi (Sismondi lavora in un bar), poi ho frequentato anche un corso di un paio di mesi». Parlando del suo futuro Sismondi (che in patria chiamavano col diminutivo di “Sismo” o col soprannome di “Cabeza”) non sembra avere obiettivi prefissati. «Cerco di dare il massimo in questa avventura, poi se meriterò di scalare qualche categoria ovviamente ne sarò felicissimo. Ma ora sono concentrato sull’Audace e spero di togliermi delle soddisfazioni con questa maglia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero