Atletica, Stefano Mei corre per la presidenza Fidal «Rio? Colpa di Giomi»

Atletica, Stefano Mei corre per la presidenza Fidal «Rio? Colpa di Giomi»
«Non sopporto più di vedere l'atletica in questo stato: tolto il calcio, è lo sport che riceve più soldi, il problema è come vengono...

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«Non sopporto più di vedere l'atletica in questo stato: tolto il calcio, è lo sport che riceve più soldi, il problema è come vengono spesi». Stefano Mei, oro europeo dei 10.000 metri nel 1986, rompe gli indugi e a due mesi dalle elezioni ufficializza la candidatura al vertice della Federazione italiana atletica leggera, per «marcare la differenza» con la presidenza uscente di Alfio Giomi, la cui gestione ritiene collegata al fallimento delle Olimpiadi di Rio, concluse con zero medaglie. «Non si poteva prevedere un'altra fine, Pechino e altre manifestazioni avevano dato certe avvisaglie - ha notato Mei, spezzino di 53 anni, poliziotto in servizio alla Questura di Forlì, annunciando la candidatura a Milano -. Questa situazione è il male, e chi l'ha causata non può essere la cura». Mei punta a creare una struttura centrale leggera di allenatori, meno numerosi ma meglio pagati («Non possono vivere con 6.500 euro»), senza ingerenze politiche, e dare sostegno alle società che scovano i talenti nelle scuole e li allevano. «E chi sta fuori dalle regole non appartiene alla nostra famiglia - ha chiarito senza esprimersi sul caso doping di Schwazer -. Il codice etico giuridicamente è carta straccia. Non è possibile assistere a certe pantomime: la maggior parte degli azzurri sia puliti, ma chi salta controlli o è positivo non avrà più l'assistenza federale».
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Il Messaggero