Ha raccolto l'eredità della leggenda Usain Bolt e ora rischia di sperperarla a soli 24 anni. Christian Coleman, l'uomo più veloce del mondo, è a...
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Lo sprinter a stelle a strisce sostiene tuttavia che quel giorno si trovava in un centro commerciale poco distante da casa, per comprare dei regali di Natale, e di non essere stato avvertito al telefono della presenza degli ispettori, che avrebbe potuto - a suo dire - raggiungere in pochi minuti. L'organismo, intanto, ha «sospeso temporaneamente dalla partecipazione a qualsiasi competizione o attività», Coleman che, sull'account di Twitter - come memoria difensiva - ha pubblicato una lettera nella quale ribadisce di non «essere stato avvisato» in vista del test e che «si era allontanato da casa per fare shopping in un vicino centro commerciale». Altre accuse, tuttavia, gravano su di lui: Coleman, infatti, non si sarebbe sottoposto ad altri due test prima di quel 9 dicembre 2019, risultando assente il 16 gennaio e il 26 aprile 2019. A settembre, poi, lo statunitense aveva vinto la finale dei 100 metri, a Doha. Se non giustificate, le tre 'assenzè vengono ritenute 'reato di doping', fino ad arrivare alla sospensione come se risultasse positivo. «Mi hanno controllato diverse volte dopo e anche durante la quarantena - scrive Coleman -. Ma, ovviamente, a nessuno importa. E non importa anche il fatto che non ho mai fatto uso di sostanze vietate». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero