Astrea riacciuffata in extremis Di Benedetto: «Pareggio amaro»

Astrea riacciuffata in extremis Di Benedetto: «Pareggio amaro»
Poteva essere da sola in testa alla classifica. Invece il gol a un passo dal 90esimo realizzato da Giulitti del Monte Grotte Celoni ha impedito all’Astrea di arrampicarsi in...

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Poteva essere da sola in testa alla classifica. Invece il gol a un passo dal 90esimo realizzato da Giulitti del Monte Grotte Celoni ha impedito all’Astrea di arrampicarsi in vetta al girone A di Eccellenza. Non è bastato il gol del centrocampista offensivo classe 1986 Daniele Di Benedetto, alla sua prima gara da titolare in questa stagione. «Un pareggio che ha lasciato tanto amaro in bocca – spiega il giocatore che da sette anni veste la maglia dell’Astrea – Abbiamo colpito tre legni e sciupato altre occasioni per chiuderla prima, ma soprattutto non avremmo dovuto prendere gol in quel momento della partita. Un vero peccato: il primo posto sarebbe stato più platonico che altro, ma avrebbe sicuramente aumentato il nostro entusiasmo».

 
Al Panichelli Di Benedetto si è esibito in un ruolo diverso da quello originale. «Il mister mi ha schierato da play basso nel 4-3-3 con cui abbiamo iniziato la gara. Per me non ci sono problemi, anzi quello è un ruolo che mi piace perché sono al centro del gioco. Aver fatto gol mi ha reso felice, ma avrei preferito portare a casa i tre punti». L’Astrea guida la classifica assieme a Tor Sapienza, Crecas e Unipomezia, ma pochi addetti ai lavori la accreditano per la vittoria finale. «E’ vero, in pochi scommettono su di noi e da una parte è anche un bene, così non abbiamo pressioni di nessun tipo. L’Astrea, comunque, è una buona squadra e può puntare in alto».
 
Tra tre giorni si torna in campo per sfidare la Lepanto, ferma ad appena un punto. «Loro non hanno giocato il recupero infrasettimanale, ma non penso che questo rappresenti un handicap per noi. Anzi ad inizio stagione credo sia meglio perché possiamo avere più ritmo e in ogni caso abbiamo una rosa valida da cui il mister può attingere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero