Pizarro: «Dispiace per De Rossi. La Roma non è l'Udinese...»

David Pizarro
«DeRossi? Nel calcio di oggi c'è poco da sorprendersi. Io sono stato fortunato ad aver vissuto la Roma come una famiglia grazie ai Sensi. C'era sentimento...

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«DeRossi? Nel calcio di oggi c'è poco da sorprendersi. Io sono stato fortunato ad aver vissuto la Roma come una famiglia grazie ai Sensi. C'era sentimento nonostante il business, oggi purtroppo non più». Intervenuto ai microfoni di ReteSport nella #DeRossiWeek, l'ex giallorosso David Pizarro ripercorre il rapporto con Daniele De Rossi, tornando sui tempi e i modi del suo forzato allontanamento dalla Roma. «Mi dispiace per Daniele. Nessuno tra quelli che contano nella Roma è stato presente con lui. Con quel carattere e quella storia meritava altro. Chi poteva aspettarselo. Al di là dell'età, De Rossi è uno che serve sempre, anche se gioca 20 partite l'anno. Tutti conosciamo la sua importanza da uomo spogliatoio. Ci sono giocatori che nel tempo si guadagnano maggior rispetto e De Rossi è certamente tra questi. Si è guadagnato sul campo e fuori il diritto di decidere quando smettere e come farlo. Lui dovrebbe poter fare come vuole».


In conclusione, poi, una battuta anche sulla fine del suo rapporto con la società e un'analisi dei problemi attuali della squadra: «La Roma non vince da tanto, noi ci siamo andati vicini anni fa, ma poi la distanza con la Juventus è addirittura aumentata invece che diminuire. La Roma non è l'Udinese, ci sono squadre che possono cambiare tanto e puntare sul valorizzare i giovani, e altre che invece hanno bisogno di giocatori pronti. Io sono andato via con molto dispiacere, non me lo aspettavo. E al mio posto non è arrivato certo Xabi Alonso, ma Tachtsidis. Tra le varie difficoltà, la distanza del presidente conta tanto. Nel calcio è importante che il tuo capo sia sempre presente, nelle situazioni belle e anche meno belle. Quando hanno mandato via me e quelli del vecchio gruppo, hanno detto "Ora si vince". Son passati tanti anni e mi sembra che ad andarci vicino siamo stati noi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero