La Roma a Torre Spaccata, nella casa famiglia di Capitan Ultimo

Quando il calcio utilizza la propria notorietà per fare del bene, allora colori, divisioni e campanilismi cessano di esistere dando vita a un obiettivo comune che è...

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Quando il calcio utilizza la propria notorietà per fare del bene, allora colori, divisioni e campanilismi cessano di esistere dando vita a un obiettivo comune che è quello della solidarietà. La Roma, attraverso la sua Fondazione Roma Cares, ha fatto di questo ragionamento una delle sue bandiere ideando una serie di iniziative per i meno fortunati: una delle ultime c’è stata sabato scorso quando alcuni rappresentati del club sono andati alla casa famiglia “Capitano Ultimo” per regalare un sorriso a bambini e ragazzi che non hanno potuto vivere con serenità la propria crescita. E allora la Roma ha pensato di dare il proprio contribuito. 


La casa famiglia si trova nel quartiere di Torre Spaccata tra la via Tuscolana e la via Casilina, in piena periferia come piace ricordare a Sergio De Caprio, conosciuto da tutti come Capitano Ultimo, il colonnello che ha dedicato la propria vita a combattere la mafia. Un uomo costretto a vivere con il volto coperto per garantire la sua sicurezza, che ha messo le manette a Totò Riina, ha prestato servizio presso il Ros, nel Noe e l’Aise e adesso è assessore regionale alla Tutela dell’Ambiente in Calabria. Ma da sempre si è dedicato all’aiuto del prossimo. 
CONTRO LA VIOLENZA
Ultimo alle porte di Roma ha costruito un luogo di sopravvivenza detto anche il “villaggio della seconda possibilità” dai 20 volontari e 8 educatori che quotidianamente ci prestano servizio. Al suo interno non ci sono solo bambini, ma anche ex detenuti, donne vittime di violenza, senzatetto e chiunque abbia voglia di rimboccarsi le maniche e costruirsi un nuovo futuro lontano dal male. Un mondo in cui ogni aiuto è accettato con il sorriso, come quello della Roma che sabato scorso ha deciso di regalare ai giovani della casa famiglia una mattinata di spensieratezza: la mascotte Romolo ha portato con sé alcuni doni, tra cui il calendario “Amami e basta” in cui le mogli dei calciatori della Roma hanno posato contro la violenza sulle donne. Una delle tante piaghe che Ultimo combatte attraverso il dialogo, l’accoglienza e l’amicizia, un impegno sociale che è svolto quotidianamente nella sua casa famiglia: «Ospitiamo dieci ragazzi che hanno problemi di sicurezza, sopravvivenza e violenza, accanto a loro abbiamo creato laboratori formativi e produttivi. C’è una mensa dei poveri, lavatrici, docce e stiamo allestendo un luogo temporaneo per chi non ha da dormire», spiega De Caprio. Nella casa famiglia ci sono una pelletteria, un panificio, una pasticceria e un’erboristeria, tutto ciò che viene prodotto è distribuito attraverso libere offerte e il ricavato è utilizzato per iniziative di solidarietà. 
AL SERVIZIO DEI POVERI

Come quelle della Roma e dei suoi giocatori, gesti semplici ma esemplari che possono dare il via a una serie di progetti come la costruzione di un nuovo bagno per disabili o un maneggio in cui praticare l’ippoterapia: «Con la Roma abbiamo un bellissimo rapporto che va avanti da diversi anni. Gesti che fanno onore alla Roma, allo sport, all’Italia e a questa città». Ultimo è un uomo che trasmette energia positiva, capace di trasformare un evento all’apparenza banale come piantare una leucolea (un ulivo dalle olive bianche), in qualcosa di straordinario. Riesce a coinvolgere chiunque con il suo carisma fuori dal comune che mette al servizio degli emarginati, dei più poveri. Degli ultimi. E questa è l’intenzione della Roma. Lo era anche prima, lo è ancora di più adesso, perché il Ceo Fienga prima e i Friedkin adesso hanno deciso di mettersi al servizio del tessuto sociale della città creando il Roma Department diretto da Francesco Pastorella. E nel tessuto sociale di Roma c’è anche chi ha meno possibilità di essere felice. Soprattutto a Natale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero