Carlo Ancelotti ha 55 anni. E ha appena conquistato la conferma definitiva, capace di consegnarlo alla galleria del mito. Ha accompagnato il Real Madrid sulla vetta del pianeta,...
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LO STILE
Di Ancelotti conosciamo bene il passato ma quel che più incuriosisce, oggi, è il metodo. Per intendersi, come fa un uomo dotato di un'indole e di un temperamento tanto votati alla serenità, almeno in apparenza, a destreggiarsi fra i capricci delle stelle (ad esempio Drogba, Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo), a resistere alle invadenze dei presidenti (bastano Berlusconi, Abramovich e Perez?), oppure a sbiadire l'operato di un tecnico qual è Mourinho, nel grande libro della storia madridista? Come? Risposte molteplici, semplici (ma non facili). La prima la pronuncia proprio Carlo: «Con l'equilibrio». E, ancora, grazie ai fuoriclasse, certo. Non bisogna dimenticare, del resto, che durante la scorsa estate il Madrid ha ceduto Di Maria e Xabi Alonso in pochi giorni, sottraendo così due affluenti imprescindibili del fiume blanco. E non è un caso che il Real abbia perso per tre volte tra agosto e settembre. Poi, sordo alle critiche più feroci, Ancelotti si è chinato sulla squadra, mite, ha raccolto le qualità dei giocatori sul fondo della rosa, le ha sintetizzate sul piano tattico e ha disegnato un'intelaiatura mirabile. Va detto pure che ha avuto grandi maestri, Carlo: da Liedholm a Sacchi. «Già, è vero, ho imparato tutto da Liedholm». Una questione di stile, opposto a quello di Mourinho, ugualmente vincente.
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Il Messaggero