Allegri-Adani, mister, tv e talent: la rissa nasce dalla complicità

Allegri-Adani, mister, tv e talent: la rissa nasce dalla complicità
Il nervosismo di Allegri. Ovvio che sia questo, da un punto di vista strettamente calcistico, il leitmotiv dei commenti alla lite televisiva con Adani. Al di là delle...

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Il nervosismo di Allegri. Ovvio che sia questo, da un punto di vista strettamente calcistico, il leitmotiv dei commenti alla lite televisiva con Adani. Al di là delle ragioni e dei torti specifici, più torti che ragioni da parte di entrambi, non uno spettacolo edificante, molti si sono chiesti se la reazione sopra le righe del tecnico dei cinque scudetti consecutivi non dimostri una insofferenza alle critiche, quasi più interne (nel senso della tifoseria bianconera) che esterne, talmente accentuata da fare pensare che il suo futuro juventino non sia così sicuro come tutti dicono. Giusto parlarne. Ma ci sono altri aspetti della vicenda che meritano un approfondimento e che attengono alle modalità di comunicazione degli allenatori e alle dinamiche dei salotti televisivi dei giorni nostri. Le trasmissioni pre e post partita sono ormai caratterizzate dalla prevalenza dei talent, denominazione data agli ex calciatori, talvolta allenatori in attività oppure in aspettativa, chiamati non soltanto a commentare l'andamento del gioco, ma anche a discuterne direttamente con i protagonisti. A prescindere dalla loro autorevolezza, non tutti gli ex giocatori sono automaticamente bravi osservatori, è inevitabile che essi abbiano una certa familiarità con gli interlocutori: magari hanno giocato insieme, o sono stati grandi rivali, o grandi amici. Appartengono allo stesso mondo chiuso e si danno tutti del tu. Gli ex non sono quasi mai veri ex: alcuni considerano l'esperienza televisiva una sinecura, altri comunque non escludono il ritorno. La complicità, perciò, quasi sempre diventa acritico apprezzamento, ma se si verifica un incidente i freni inibitori difficilmente funzionano.


Una volta le domande le facevano soltanto i giornalisti, che dovrebbero avere la professionalità per farle nei tempi e nei toni giusti. In realtà, è ancora così quasi ovunque all'estero: i giornalisti intervistano i protagonisti, i talent esprimono pareri. Esiste poi la questione della legittimità della critica. Allegri, durante il suo sfogo, ha detto che chi non ha mai fatto l'allenatore non può capire, né parlare. Come se, per restare nel mondo dello spettacolo, solo chi ha fatto il regista potesse giudicare un film. Forse, abbiamo perso un po' tutti la misura: si può dire che una partita è stata bella o brutta e che una squadra ha giocato bene o male, anche senza sapere se era l'interno o il centrale o la mezza punta a dover uscire sull'esterno basso avversario. Altrimenti moriremo tutti soffocati dalla tattica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero