Quando la somiglianza musicale sa un po' di Zucchero

Quando la somiglianza musicale sa un po' di Zucchero
La rubrica sul plagio di domenica scorsa ha scatenato un copioso dibattito. Però sarebbe ingiusto che i riflettori si accendessero solo sulla "colpevolezza" dei...

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La rubrica sul plagio di domenica scorsa ha scatenato un copioso dibattito. Però sarebbe ingiusto che i riflettori si accendessero solo sulla "colpevolezza" dei Led Zeppelin e della loro Stairway to heaven.

Il cantautore italiano Zucchero, per esempio, è stato spesso accusato di ispirarsi a brani di altri artisti, ma un conto è il sospetto, un altro è la legge. E la legge è decisamente confusa.



A tutt'oggi, la giurisprudenza è incerta se siano sufficienti 4 o 8 battute per definire un plagio. In Italia ciò non ha rilevanza specifica, ma altri sono i criteri da valutare. Ciò nonostante, spesso, per classificare come plagio una canzone, basta che nell'ascoltatore essa susciti il riconoscimento di un pezzo antecedente al brano ipotizzato essere un plagio. A tal punto, il giudice nomina un CTU (consulente tecnico d'ufficio) per redigere una perizia giurata, e al quale viene proposto l'ascolto dei due brani (l'originale e l'eventuale plagio). Se il giudice riconosce le ragioni dell'attore (colui che intraprende l'azione legale), l'autore del plagio rischia il ritiro del pezzo dal mercato con sanzioni salatissime, oppure che gli introiti vengano devoluti all'autore originale.
Nel caso in esame va detto che Michele Pecora perse la causa intentata a Zucchero. Questa la sentenza e va rispettata. I dubbi e le opinioni rimangono leciti. 



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Il Messaggero