Il regista Graham Vick al Costanzi: «Zaide, opera aperta, amore e potere in un cantiere-teatro»

Zaide al Teatro dell'Opera dal 18 ottobre
«Il teatro deve raccontare chi siamo e non come eravamo. Sultani e favorite, schiavi cristiani, passioni, sesso e tirannie: il gioco delle parti è settecentesco,...

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«Il teatro deve raccontare chi siamo e non come eravamo. Sultani e favorite, schiavi cristiani, passioni, sesso e tirannie: il gioco delle parti è settecentesco, ma quando ci sono in gioco amori intrappolati, potere e conflitti religiosi, eccoci tutti in ballo». Graham Vick, dopo la sua personalissima trilogia (Così fan tutte, Nozze di Figaro e Don Giovanni), torna al Costanzi, dal 18 al 27 ottobre, con un’altra opera di Mozart rara e preziosa: Zaide, composta tra il 1779 e il 1780, prima dell’Idomeneo, e lasciata incompiuta.

 

Schachtner

Perduto anche il libretto, scritto da Johann Andreas Schachtner: dei due o forse tre atti, si dispone soltanto di quindici magnifici brani musicali, senza un’ouverture e senza finale. Che Calvino, negli anni Ottanta, ricucì, montando e intrecciando mondi paralleli, «creando con le sue parole un monumento di fantasia e lasciando il lavoro forse ancora più “aperto” di prima», aggiunge Vick. «Molte pagine mancano», spiegò allora proprio Calvino «forse sono state mangiate dai topi, o forse non sono mai state scritte. Ma da quello che resta, affiora una storia d’amore e d’avventura sullo sfondo dell’Oriente raffinato e crudele».

Festival di Batignano

E che il regista inglese traduce in una vicenda a cavallo dei secoli e tutta da “costruire”: uno spettacolo letteralmente work in progress, tra impalcature in metallo e merletti barocchi, con operai dell’immaginazione e dei bulloni che danno vita a un cantiere teatrale, forse molto simile a quello che Calvino vide quarant’anni fa al Festival di Batignano, dove un giovane Vick stava allestendo proprio una sua Zaide. «Si tratta della prima opera in tempo Covid al Costanzi», annuncia il sovrintendente Carlo Fuortes, «e la terza produzione pensata e progettata per essere compatibile alle norme sanitarie, dopo Rigoletto al Circo Massimo e il balletto Le Quattro Stagioni».

Daniele Gatti

Sul podio, il direttore musicale del Teatro dell’Opera Daniele Gatti con Chen Reiss che darà voce a Zaide. Soliman sarà interpretato da Paul Nilon, Juan Francisco Gatell lo schiavo cristiano Gomatz, mentre Markus Werba e Davide Giangregorio saranno rispettivamente Allazim e Osmin. Nel cast anche Remo Girone, nei panni di Calvino, che, spiega, «interagendo con cantanti e persino con il Maestro Gatti, darò voce alle ipotesi di integrazione del libretto inventate dallo scrittore».

 

«Avremmo dovuto mettere in scena The Rake’s Progress, di Stravinskij, allestimento che si è rivelato impossibile da realizzare con le limitazioni in vigore», aggiunge Fuortes, «Si ragionava su come sostituire il titolo, cercando anche di salvare lo stesso cast. Quando a Vick è venuta in mente Zaide: se c’è un aspetto, forse uno solo, positivo di questo periodo è proprio quello di riscoprire un repertorio che difficilmente sarebbe stato preso in considerazione».

 

Vick, del resto, ha una lunga storia che lo lega a Zaide: fu proprio per lui e la sua compagnia di inglesi e scozzesi che Calvino negli anni Ottanta scrisse questo libretto del libretto. «Un’opera straordinaria perché aperta», spiega il Maestro Gatti, «senza i recitativi siamo nelle mani di un narratore che ci pone dubbi e non certezze. E se le cose andassero così? O in un altro modo? Il testo di Calvino, non cambia la successione delle arie né i sentimenti che esse esprimono: semplicemente li incornicia dentro un racconto teatrale che poi si sublima e si coagula nella musica».

Teatro dell’Opera, piazza Gigli. Dal 18 al 27 ottobre 

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Il Messaggero