Aveva soprannominato “La dragonera” la casa di Los Angeles dove viveva, non lontano dalla mecca del cinema in cui lavorava, continuando a immaginare intrighi,...
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Carlos Ruiz Zafon è morto: lo scrittore spagnolo de L'ombra del vento aveva 55 anni. Era malato di cancro
Protagonista del romanzo, e di quelli successivi, il giovane Daniel Sempere, proprietario dell'unico esemplare rimasto (appunto) de "L'ombra del vento" di Julián Carax; un libro che subito lo appassiona e lo mette sulle tracce dell’autore e della sua storia, in una Barcellona decadente e piena di fantasmi, dove piove sempre, in una ricerca che dura un decennio e determina anche il suo passaggio nell’età adulta. «Ho scelto Barcellona perché è la città in cui sono nato e cresciuto - aveva detto Zafón in una intervista a Rita Sala, comparsa nelle pagine del Messaggero - Ma la tratto come materia letteraria, non è una Barcellona reale, è una stilizzazione, un luogo della mente. A me interessano le città in quanto tali, i posti in cui si concentra e vive un gran numero di persone, in cui succedono delle cose. Che poi si tratti della California o di Barcellona, non ha importanza. Vale a dire, cambiano le coordinate, le forme, i personaggi; la materia da raccontare rimane».
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Da quel primo libro importante di quasi vent’anni fa, altri sono seguiti, a formare la cosiddetta tetralogia del “Cimitero dei libri dimenticati”. "Il gioco dell’angelo" (2008), "Il prigioniero del cielo" (2011) e "Il labirinto degli spiriti" (2016). Le sue opere erano tradotto in oltre quaranta lingue, e venivano lette da milioni di lettori; in Italia i suoi libri sono pubblicati da Mondadori. Soltanto in Italia, "L’ombra del vento" ha venduto più di un milione e mezzo di copie. Anche da noi, si è fatto largo con il passaparola, a dimostrazione del fatto che i libri di qualità si promuovono anche da soli.
Da tempo Zafón combatteva una battaglia contro un tumore, e la sua casa editrice spagnola Planeta, ha avuto parole commosse nell’annunciare la sua perdita: «Oggi è scomparso Carlos Ruiz Zafón, uno dei migliori romanzieri contemporanei. Ti ricorderemo per sempre». Anche la critica, nel corso degli anni, ha elogiato molto le sue opere; c’è chi lo ha paragonato a Orson Welles; altri hanno scritto che «se qualcuno pensa che il romanzo gotico sia morto nell'Ottocento, cambierà idea leggendo Zafón». Per lui, il ruolo della letteratura consisteva nello “spiegare il mondo”, consentendo a tutti, anche nelle epoche più difficili, la dose quotidana di evasione, quindi “divertire, far pensare, stimolare le idee, l'immaginazione, la creatività”.
Da quando non è più tra noi, i lettori affascinati dai suoi romanzi sono tutti più poveri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero