Young Signorino torna con l'"Epd'amore": «La canzone Mmh ha ha ha? Non mi piace più. Tanti già mi copiano»

E' difficile capire come Young Signorino – all'anagrafe Paolo Caputo – possa conquistare, oltre ai suoi coetanei, persino gli under 12, stregati, forse, da...

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E' difficile capire come Young Signorino – all'anagrafe Paolo Caputo – possa conquistare, oltre ai suoi coetanei, persino gli under 12, stregati, forse, da quelle canzoni ipnotiche che sono una sfida dichiarata al mainstream musicale. Perché in quei brani ci sono tutti gli ingredienti che solo un “Marilyn Manson italiano” - come si è autodefinito il trapper – è in grado di partorire: droga, psicofarmaci, sballo, ricoveri in clinica. Veri o fittizi, poco importa, l'affresco che ne esce fuori non è alla portata di tutti. Ventuno anni, originario di Cesena, questo trapper che, come personaggio, sembra ispirarsi ad Achille Lauro («dicono che ci assomigliamo, non lo so», risponde ospite di MessaggeroTv), ha fatto della viralità social la chiave del successo di alcuni suoi brani: se si ascolta “Mmh ha ha ha”, la canzone che lo ha fatto esplodere (oggi su Youtube segna 29 milioni di visualizzazioni), si rischia di cadere in uno stato di trance musicale, con quel non-sense che ti entra dentro come un virus. «Esalto l'egocentrismo: tutti dovremmo praticarlo, ogno giorno, perché fa bene», dice, introducendo il suo secondo Ep, uscito in questi giorni: “L'Epd'Amore”, anticipato dal singolo "Burrocacao rosa" (e che segue il primo EP, dello scorso anno, "Total Black").

 
E' un successo che arriva dopo una valanga di polemiche, per brani come “Dolce Droga” e la “Danza dell'ambulanza”, oltre ad una serie di dissing contro Gemitaiz e Madman - per citarne due - che arricchiscono il quadretto del giovane ribelle e anticonformista. Ma attenzione: «Il buono e il cattivo non esistono», sostiene sicuro, lui che si considera "figlio di Satana" ma che sembra essere allergico ad un bel po' di etichette, anche musicali: «E' vero, parlo di stupefacenti nei pezzi: ma questo non vuol dire elogiarli. Anzi. Penso che siano peggio i miei colleghi che nei testi parlano di vestiti e firme, perché questo puo' portare ad uno scontro tra figli e genitori».
 

Parla agli esordienti, i suoi coetanei, e a loro dice «evitate i talent»: «Non devono andarci per sfondare, perché dopo quei programmi non puoi più faer quello che ti pare». Gli stessi esordienti che, a suo dire, già si ispirebbero a lui: «La maggior parte di loro, a livello di metrica e look, mi copia». Con questo lavoro, spiega, vuole, ancora una volta, raccontare «una versione differente di quella che è la percezione della realtà: questo Ep è un viaggio allucinato, distorto, rinascimentale». A Sanremo, sogno di ogni ragazzo (e non) con un microfono in mano non pensa, l'unica certezza è, per il 2020, un album.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero