Giovanni Veronesi: «Quei ragazzi in fuga da un'Italia che non c'è»

Ci sono i cervelli in fuga che all'estero cercano lavoro, guadagni, fama, irraggiungibili in Italia. E ci sono i ragazzi che lasciano il Paese perché non hanno niente...

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Ci sono i cervelli in fuga che all'estero cercano lavoro, guadagni, fama, irraggiungibili in Italia. E ci sono i ragazzi che lasciano il Paese perché non hanno niente da perdere e soprattutto niente da trovare. A questi ultimi Giovanni Veronesi dedica il suo nuovo film Non è un paese per giovani, in sala dal 23 marzo. Sogni, illusioni, delusioni, chi riesce e chi si perde: il film è un viaggio di formazione con le musiche di Giuliano Sangiorgi e tre attori under 30 convinti e convincenti come Sara Serraiocco, Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo. E una Cuba terra di frontiera pochissimo vista al cinema e probabilmente destinata a non vedersi più, dato che è stata ripresa poco prima della morte di Fidel Castro.


«Questo è il mio film più romantico», annuncia Veronesi, «l'idea è nata dalla trasmissione omonima di Radio2 che ha ospitato tante telefonate di ragazzi italiani emigrati ai quattro angoli del mondo per lavorare: partono in 120mila all'anno, espulsi come ernie dal nostro Paese. Ho 54 anni e i giovani, fin dai tempi di Che ne sarà di noi, mi hanno sempre intenerito». Una pausa, quasi si commuove: «Oggi che la commedia ha perso la sua identità confondendosi con la comicità fine a se stessa, sono andato a pregare sulla tomba di Monicelli per recuperare il sapore della grande commedia italiana che ti faceva ridere e ti faceva piangere e a volte, come nel caso di La Grande Guerra, aveva perfino il coraggio di far morire i suoi protagonisti».

SCELTE
Via dall'Italia in cerca di fortuna. Quanto i giovani attori del film condividono le scelte e i sentimenti dei rispettivi personaggi? Dei tre solo Sara Serraiocco da Pescara, 26, è emigrata: attualmente gira da protagonista a Los Angeles la serie Counterpart. «Dovevo stare via cinque mesi, sono diventati sette», racconta la musa del cinema d'autore, «ma ho fatto la scelta giusta perché in America hai molte più possibilità che in Europa, non a caso il cinema è chiamato business e tiene in piedi la California». Nessuna paura di diventare un'attrice usa-e-getta, di venire marginalizzata o, peggio, bruciata come tante straniere? «No, a Hollywood c'è posto anche per gli stranieri: penso al successo della svedese Alicia Vikander o del tedesco-irlandese Michael Fassbender. Vivere in America comporta pro e contro, ma un fatto è sicuro: domina la meritocrazia che in Italia, schiacciata da corruzione e nepotismo, non esiste». Il romano Filippo Scicchitano, 23, lanciato sei anni fa da Scialla!, è ancora qui ma dice che la tentazione di partire l'ha avuta: «Il lavoro di un attore è atipico, fatto di alti e bassi, attese e occasioni. Ma l'Italia è un Paese vecchio e arretrato, la voglia di andartene ti sfiora. Appartengo a una generazione delusa dalla politica: alle ultime elezioni non ho votato. I giovani sono sfiduciati nei confronti del futuro, quindi incapaci di rischiare. Il bello dei nostri personaggi è invece la voglia di mettersi in gioco, buttarsi senza rete».

POVERTÀ

Giovanni Anzaldo, torinese, ha 29 anni. «Anch'io sono ancora in Italia ma nel passato ho pensato di trasferirmi in Francia o in Inghilterra, dove lavora mia sorella», dice. «E dopo le settimane passate sul set a Cuba, ho capito che la realtà è relativa: ho visto una povertà devastante, internet è un lusso limitato e carissimo...Il nostro mestiere non garantisce la sopravvivenza, tanti attori di teatro vengono mantenuti dai genitori. Io ho votato, ma non riesco ad appassionarmi alla politica, la sento lontana. Confesso, tengo la valigia pronta». Completano il cast Sergio Rubini e Nino Frassica. «Non sono un politico né un antropologo», conclude Veronesi, «ho solo raccontato l'esodo forzato di tanti ragazzi. Ma soprattutto la loro anima».

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Il Messaggero