Vernissage a via Margutta con India di Afghanistan

Vernissage a via Margutta con India di Afghanistan
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La Città Eterna rinasce dall’arte. Quella per esempio di via Margutta, reduce dal gettonatissimo vernissage della galleria Area Contesa. Qui, con personaggi del mondo della cultura, dell'informazione e dell’aristocrazia, si festeggia il talento ma anche la memoria.

In scena la mostra collettiva “La Renaissance de l'Art", fruibile dal 3 al 9 luglio con opere di artisti italiani e stranieri. Tra i pezzi proposti si riconosce il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, arrivato il giorno stesso dall'Olanda e giunto in tempo proprio per l'apertura. Accolti da Sabina Fattibene arrivano Amedeo Goria, la giornalista Federica Pansadoro e Eskander Haider con la mamma, Sua Altezza Reale la principessa India d'Afghanistan, figlia dell'ultimo re di Afghanistan Amanullah Khan. E poi tanti amici ed estimatori d'arte, molti con le mascherine.

Molto ammirato, fra i pittori in rassegna, un gruppo di artisti de L'Aquila, con ancora la sofferenza del terremoto del 2009 nei loro occhi e tanta voglia di ricominciare. Le loro opere parlano di vita, sogni, ricordi. Si tratta di Paolo D'Antonio (con la sua arte pirografica), Roberto Paolucci e Domenico Pace. Tutti segnalati dall’associazione culturale Pizzoli Arte, de L’Aquila.
Significativa l'opera in collage di Olympia Dotti (nipote dell'attrice Audrey Hepburn e del pittore Renato Guttuso) dal titolo “Anita Amore Pop e Patria”: simbolo del nuovo Risorgimento per un'Italia post Covid-19.

E ancora in mostra il pittore Federico Heidkamp Gonzaga, figlio della principessa Gonzaga di Mantova, con le sue creazioni monocromatiche di una Roma vuota e solitaria. Espongono Antonio Pasquale Calabrò, Gianni Colavecchi, Isabella De Vivo, Raffaele Dragani, Giovanna Gentile, Germana Gismondi, Sofia Minkova, Stefania Nicolini, Maria Rita Onofri, Carla Paltoni, Elodie Serra, Nino Zagami. Si va dal surrealismo all'astratto, dal figurativo moderno all'informale. Presentazione critica curata dall'artista Mario Salvo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero