Gli Uffizi superano i 200mila follower: sono il museo italiano più seguito su Instagram

Gli Uffizi superano i 200mila follower: sono il museo italiano più seguito su Instagram
Gli Uffizi sono il museo italiano più seguito su Instagram: ha raggiunto quota 204.148 follower (441 in più in media al giorno) e superato il Peggy Guggenheim Museum...

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Gli Uffizi sono il museo italiano più seguito su Instagram: ha raggiunto quota 204.148 follower (441 in più in media al giorno) e superato il Peggy Guggenheim Museum di Venezia, fino a ieri primo. Tra i musei statali e di arte antica in Italia gli Uffizi erano già primi da più di un anno, nel mondo sono al 27/o posto. Tra i paesi che seguono di più il museo fiorentino su Instagram dopo l'Italia ci sono Usa, Spagna, Brasile e Gb. Il numero di account unici che hanno visto un post degli Uffizi in una settimana è di 94.502 con un incremento del 9,3% ogni sette giorni. Tra i post più apprezzati la Venere di Botticelli (14.213 interazioni), la Medusa di Caravaggio (10.336), Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi (10.125). A seguire ci sono la Maddalena del Perugino, il Laocoonte di Baccio Bandinelli, l'Angelo musicante del Rosso Fiorentino, il Bacco di Caravaggio.


Ci sono anche alcune opere meno famose, come la statua di Teseo ed Elena di Vincenzo de Rossi all'interno della Grotta del Buontalenti (16/o posto) e l'ottocentesco Odoardo Borrani con l'Estasi di Santa Teresa (19/o). Tra i brevi video postati la performance di fuochi d'artificiali diurni al piazzale Michelangelo - anticipo della mostra Flora Commedia di Cai Guo Quiang, in programma fino al 17 febbraio agli Uffizi - ha avuto quasi 20mila visualizzazioni. «I social network sono uno strumento fondamentale per promuovere la conoscenza dell'arte e dei beni culturali a livello planetario - commenta il direttore delle Gallerie Eike Schmidt - ci stiamo impegnando per rafforzare la presenza delle Gallerie su queste piattaforme digitali, corredando anche le immagini dei nostri tesori con testi e approfondimenti sia in italiano che in inglese».
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Il Messaggero