Il mistero di Twin Peaks: bruciato il ritorno evento

David Lynch si era raccomandato con tutti: ShowTime, attori e addetti ai lavori. Della nuova stagione di Twin Peaks, dell'agente Cooper, di Laura Palmer, di cos'è...

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David Lynch si era raccomandato con tutti: ShowTime, attori e addetti ai lavori. Della nuova stagione di Twin Peaks, dell'agente Cooper, di Laura Palmer, di cos'è cambiato e di cosa invece è rimasto lo stesso, non bisogna parlare. Nessuna anteprima per i giornalisti e nessun trailer. Deve essere una sorpresa. Un evento. Una ecco, sì esperienza. E invece.

Invece, vuole il caso, domenica mattina i primi due episodi della terza stagione di Twin Peaks, attesi al Festival di Cannes, sono finiti online su NowTv e on demand su Sky Italia, in anticipo. Nessuno sa come o perché, ma per qualche ora sono rimasti disponibili per tutti, utente, abbonato e giornalista. Il guaio, come si dice, è fatto. E quindi eccoci a Twin Peaks. La sensazione è che in questi 25 anni Lynch e Mark Frost abbiano cercato un modo per riprendere il racconto da dove l'avevano lasciato. E, attenzione, non richiamando immediatamente la storia. Ma provando a ricreare le stesse atmosfere.
La prima puntata della terza stagione inizia in bianco e nero, con due poltrone e due volti. Prima ancora, c'è un flash di Laura Palmer che promette: «ti rivedrò ancora tra 25 anni». Si comincia. Alberi, una strada sterrata, un furgoncino. Poche battute, quasi tutte plastiche. C'è la consegna di alcuni scatoloni, i saluti, qualche convenevole.

ATMOSFERA
Stacco. Siamo altrove, in città, dove un ragazzo sta seduto su un divano e fissa un cubo di vetro, sotto lo sguardo vigile di due telecamere. Dovrebbe succedere qualcosa, ma non succede niente. Poi arriva lei, una ragazza: bella, gambe lunghe. Porta due caffè, uno per sé e uno per il guardiano del cubo. «Qui non si può entrare», dice lui a lei. C'è una guardia giurata che li spia. Altro stacco. Una vicina troppo ansiosa chiama la polizia: la sua dirimpettaia non risponde. Arriva una volante, si cerca la chiave dell'appartamento, ma niente. Poi la vicina ricorda: «ce l'ho io, devo annaffiare le piante». Ritorniamo al cubo: si consuma l'orrore, letteralmente. E rimane il dubbio. Altrove fa la sua comparsa l'agente Cooper, diverso, capellone, invincibile.
Che cosa sta succedendo? È un tarlo che ci tormenta. L'esperienza che Lynch voleva per il suo pubblico ricorda l'art house e il suo cinema: parla una lingua, oramai, dimenticata. «È un film», ha precisato più volte. Tante pause e primi piani. La capacità di far trasalire lo spettatore dopo un brevissimo crescendo di tensione. La musica di Badalamenti si fa sentire e non si fa sentire.

Sotto la direzione di Lynch, gli attori diventano modelli, poi maschere, poi semplici espressioni: sempre in posa e sempre sul punto di dire qualcosa. Il mondo è cambiato eppure, incredibilmente, sembra lo stesso, ovattato come lo era una volta, pieno di mostri e di freaks. Twin Peaks, la serie che ha sconvolto generazioni intere, ci ha tenuto incollato davanti alla tv e ha segnato l'era della serialità d'autore, è tornata.
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Il Messaggero