A Treviso una mostra che racconta la storia dell'intrecciata vita dell'Impressionismo

Vincent van Gogh, Salici potati al tramonto, 1888 olio su tela applicata su cartone, cm 31,6 x 34,3 Otterlo, Kröller-Müller Museum
Avvezzi come siamo alle numerose mostre dedicate ai pittori che hanno fatto della rappresentazione en plein air il loro marchio di fabbrica, il titolo Storia...

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Avvezzi come siamo alle numerose mostre dedicate ai pittori che hanno fatto della rappresentazione en plein air il loro marchio di fabbrica, il titolo Storia dell’impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin sembrerebbe non prospettare nulla di nuovo. Ma questa retrospettiva aperta presso il Museo di Santa Caterina di Treviso e curata da Marco Goldin ambisce a raccontarci la storia dell’impressionismo da un’angolazione diversa. Le 120 opere di grandi artisti come Manet, Degas, Monet, Renoir, Pissarro, Sisley, Seraut, Signac, Toulouse-Lautrec, Van Gogh e Gauguin, non godono della luce riflessa di se stesse, ma si allacciano a quel che c’era prima e a quel che è venuto dopo, raccontandoci di un percorso.


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E’ il racconto, dunque, di un mutamento storico e artistico quello della mostra trevigiana, che resterà aperta a lungo, fino al 17 aprile 2017: si parte dall’inizio dell’Ottocento, con Ingres e Géricault - il genio dell'imponente La zattera della Medusa -, da questo gusto dionisiaco francese per poi assistere ad una rottura che parte dall’arte dei Salons ufficiali alle scelte stilistiche della scuola di Barbizon di Corot e Millet. Ma perchè organizzare una mostra del genere a Treviso? La retrospettiva fa parte di una serie di eventi nati per festeggiare i i vent’anni di attività di Linea d’ombra, un’azienda di cultura creata da Goldin che garantisce la gestione completa di una evento espositivo, dal momento della progettazione fino alla sua conclusione, unendo, come nessun altro pare faccia in Italia, la cura scientifica - garantita dal coinvolgimento di studiosi italiani e stranieri - e l’organizzazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero