Protagonista di una vita spericolata ancor prima che Vasco Rossi ce la decantasse, Tomas Milian è sembrato sempre un avventuriero, soprattutto nel cinema. ...
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Eppure, come ben sanno i critici, a lui si sono rivolti spesso registi importanti come Bertolucci e Antonioni. Ma Tomas, con leggerezza e sincerità, ha sempre mostrato la sua gratitudine a chi lo fece conoscere come gangster, giustiziere e soprattutto maresciallo Giraldi nei film in cui interpretava lo sbirro “er Monnezza”.
Circondato da gente del mestiere, in primis il da lui amatissimo Bombolo, diede vita a un poliziotto decisamente sopra le righe e anticonvenzionale, che non esitava a chiudere un occhio davanti a malefatte commesse da poveri cristi, ma implacabile nei confronti della malavita strangolante.
Quei film, spessissimo, ci hanno regalato la Roma del pressapochismo, del doversi arrangiare. Ma anche e soprattutto la Roma della genuinità e della spontaneità, dove un cazzotto in testa poteva convincere il piccolo lestofante a desistere dalle sue imprese più di qualche mese di galera.
L’amicizia, la famiglia, la legge. Questi, in definitiva i valori del maresciallo Giraldi. E se talvolta si concedeva una trasgressione sessuale, era più che altro per spavalderia. Ma, da un punto di vista cinematografico, la scena era anche lo spunto per mostrare le grazie di qualche bella attrice che ingentiliva il film.
E’ vero che, soprattutto “per responsabilità” di Bombolo, fioccassero parolacce, rutti e peti. Ma, salvo integralisti irriducibili, era impossibile riscontrare eccessi di volgarità. Insomma “Monnezza” che a Roma vorremmo sempre vedere, mentre oramai appare irremovibile solo quella che deborda dai marciapiedi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero