Il brevetto del geco, il nuovo romanzo di Tiziano Scarpa

Il brevetto del geco, il nuovo romanzo di Tiziano Scarpa
Tiziano Scarpa, Venezia, 16 maggio 1963. Tiziano Scarpa sceneggia fumetti per Frigidaire. Tiziano Scarpa esordiente manga...

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Tiziano Scarpa, Venezia, 16 maggio 1963.

Tiziano Scarpa sceneggia fumetti per Frigidaire.
Tiziano Scarpa esordiente manga è bravo ma non s’impegna.
Tiziano Scarpa cannibalizza i cannibali.
Tiziano Scarpa scrive racconti d’amore per parlare del consumismo (e, tra l’altro- ohhh- mette su pagina i pensieri di una donna mentre pratica una fellatio lunga diverse pagine).
Tiziano Scarpa guida turistica di Venezia.
Tiziano Scarpa poeta pop (insieme a Aldo Nove e Raul Montanari) a suon di reading diventa quasi beat.
Tiziano Scarpa pornografo d’occidente e compilatore di schede postmoderne.
Tiziano Scarpa è bravo ma non vende.
Tiziano Scarpa agitatore culturale on-line, folgorato sulla via di Antonio Moresco.
Tiziano Scarpa scrive aforismi sullo stupore di essere un corpo (essere, non avere), e per esempio a proposito del suo ombelico annota: “Il mio ombelico è il contrario del pozzo di San Patrizio: misurerà, a occhio, un centimetro e mezzo. Non sprofonda in se stesso, non fa mistero di sé; è onesto e leale, non ha niente da nascondere”.  
Tiziano Scarpa s’inventa lingue primitive e/o creaturali, scrittore per scrittori, funambolo di parole tra Carlo Emilio Gadda e Giorgio Manganelli.
Tiziano Scarpa non sarà mai un vero romanziere.
Tiziano Scarpa drammaturgo in un paese dove le comparse recitano la parte degli spettatori paganti.
Tiziano Scarpa per alcuni critici letterari conia l’espressione book-jockey: fantino del libro.
Tiziano Scarpa si dà a un atipico graphic novel (insieme a Massimo Giacon) e per qualcuno è come se si fosse dato all’ippica.
Tiziano Scarpa leopardiano militante.
Tiziano Scarpa reinventa la letteratura alla radio.
Tiziano Scarpa pubblica “Stabat Mater”, si mette in ghingheri e vince il premio Strega per un solo voto su Antonio Scurati.
Tiziano Scarpa risponde perfino alle domande di Gigi Marzullo in seconda serata ma resta uno strepitoso autore di nicchia (invidia di molti).
Tiziano Scarpa indaga se stesso contromano e a proposito del pulire le finestre con uno straccio scrive: “Mi resta il dubbio di avere mortificato le finestre: forse non è sporco, quello che trattengono i vetri, ma la loro visione delle cose, la quintessenza di tutte le immagini che li attraversano”.
Tiziano Scarpa papà antifrastico ne “Le cose Fondamentali”.
Tiziano Scarpa, come molti che l’hanno vinto, soffre dello Strega blues, scrive solo prefazioni o fascette promozionali ai libri degli altri, didascalie per libri di foto, pezzettini per riviste engagé-chic, collabora con marchi indipendenti come suprema forma di potere e snobismo, si è imbolsito e imborghesito (se c’è differenza).
Tiziano Scarpa torna alla narrativa con “Il brevetto del geco” (Einaudi, pag.328, 20,00 €), un’opera che, con verve modernista, celebra le parole, il linguaggio, e vuol farsi libretto d’uso del mondo, posologia del quotidiano attraverso la Storia: più Raymond Queneau che David Foster Wallace.

Tiziano Scarpa in un articolo di giornale come si fa?

Twitter: @LuRicci74 Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero